giorno 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | 40 |

Mark

︎Totentanz
la quarantena

giorno 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | 31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | 40 |   tutti i giorni

Mark

Michele, giorno 3

︎


La Mancha












Ero seduto al tavolo della “Bodega La Mancha”, in una viuzza appena dietro la cattedrale di Granada. Stavamo bevendo il secondo bicchiere di vino accompagnato a delle olive e patatine. La compagnia era la stessa: io, Javier e Roberto. Eravamo sempre noi tre il centro dell’attenzione, senza troppe forzature, in maniera naturale. Spesso ci salutavamo a fine serata con al braccio di ognuno una ragazza diversa, prendendo ciascuno la direzione della camera di uno o dell’altra. Quella sera arrivarono altri nostri amici al locale, con gente che non conoscevamo.

Lei aveva i capelli morbidi e neri, raccolti in uno chignon sulla testa. Gli occhiali dalla montatura tonda, fine e dorata, che schermavano gli occhi color nocciola. Un sorriso perfetto, le labbra con un velo di rossetto marroncino. Una giacca in pelle, dei jeans e gli stivaletti a zeppa alta, totalmente neri.

Mi aveva già steso.

Attaccai subito bottone. Anna, da Milano. Facoltà di Biologia. No, non ci eravamo mai incontrati prima. Avrebbe terminato anche lei l’Erasmus da lì a un mese. Parlava con disinvoltura di ogni cosa, la voce melodiosa, da cantante.



Tre giorni dopo eravamo ad un appuntamento, soli, in visita all’Alhambra, di cui mi sapeva raccontare ogni dettaglio. Osservava ogni particolare, commentando ad alta voce. Io ne ero ipnotizzato, quasi spaventato dal magnetismo che mi provocava. Andava oltre il solito desiderio carnale che suscitavano le altre, soprattutto in Andalusia. Aveva qualcosa di più. La sera passeggiavamo per il parco Garcia Lorca, dove trovammo alcuni conoscenti e casualmente ci imbattemmo in una banda che provava il suo numero.

Una sera che rimane scolpita nella mia memoria, e rimarrà per i giorni a venire. Quella notte la passammo facendo l’amore per ore. Mai successo prima, con nessuna.

Le passiamo ancora le notti a fare l’amore. Ma stanotte sentivo che lei non era del tutto lì. Lo posso intuire, non spiegare. Certo è una situazione del cazzo. Siamo bloccati nella regione. Sabato sera hanno deciso di dichiarare la Lombardia zona rossa. Forse questa influenza non è poi così innocua. Ma non lo capisci mai finché non ti tocca da vicino. Tutta la regione. Incredibile. Chiamo mamma e Amos e mi dicono che non torneranno, non vogliono riaprire il panificio, un loro amico medico dice che la situazione è più grave ancora di quello che ci dicono. Decidono di rimanere lì che forse il contagio sarà meno grave. Ma sì, statevene lì, che v’importa. Io non mi muovo. Io sto bene qui, con lei. Le ho detto di restare, senz’altre opzioni. Non ha senso tornare dai suoi, magari li infetta. Ci chiudiamo qui, facciamo le due settimane di isolamento come lei dice e poi tutto torna alla normalità. Non ha senso andare via. Lei è d’accordo. Eppure ho di nuovo quella sensazione come di elettricità nell'aria, come quando senti che sta per succedere qualcosa.

Forse è in arrivo una tempesta.