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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Michele, giorno 13

︎


Terracotta




🎧Ascolta Michele:






-CHE COSA VUOL DIRE CHE IL VASO DELLA SALA NON C’È PIÙ?-

La voce di mia madre a un centinaio di chilometri di distanza riusciva a farmi fischiare l’orecchio a cui era appoggiato il cellulare.

-Significa che è andato. Kaputt. Ero tanto arrabbiato… lascia perdere. Mi spiace.-

Pare che nonostante il mio dispiacere, la cosa non le andasse per niente a genio. Era un regalo della nonna Tina, sua madre. I miei nonni materni non li ho mai conosciuti. Mio nonno a quanto pare era un alcolizzato, picchiava la nonna e mamma. Morto di cirrosi epatica quando lei aveva 20 anni. La nonna se n’è andata per infarto che mamma aveva 30 anni. Poco tempo prima che io nascessi.

Ho omesso di riferire il resto del bollettino di guerra. La voragine nella porta poteva aspettare.

-Senti, Mà, mi dispiace, davvero. Te ne troverò un altro più bello. Ma ora ascoltami. Papà... Come si chiama davvero? Chi era? Che lavoro faceva? Dove vive? Devo saperlo.-

Il tono che ho usato non dava spazio a obiezioni. Il silenzio era l’unico suono che veniva dal telefono. Certo non era il modo migliore per affrontare un argomento così delicato, ma era quello che era. Poi lei iniziò a farfugliare qualcosa. Non era importante, diceva, non ha senso andarlo a cercare proprio ora, dopo tutti questi anni, ti farebbe solo male. Non era pronta a questo confronto. Iniziò a singhiozzare. Sentire la propria madre piangere è uno strazio, ma lo strazio era anche mio, non mi avrebbe fermato nemmeno Satana.

Amos prese il telefono e mi disse che non avevo rispetto per mia madre per farla star male così.

-Piuttosto, stai andando a controllare il negozio?-

Cristo santo, lui pensa al negozio in un momento come questo? Ma sapeva perché ha pianto mia madre? Per un vaso?! Io voglio sapere! Voglio sapere chi è mio padre!

-E sì, il tuo merdosissimo negozio sta bene. Lo controllo io, non ti preoccupare, ora va’ a consolare mamma, che sei più bravo di me in questo.- E riattaccai.

Il negozio... In fondo capivo la sua preoccupazione, probabilmente non sapeva nemmeno perché mamma stesse piangendo. Ma la cosa mi faceva comunque andare in collera. Posso capire che stiano impazzendo un po’ tutti. Il mondo è cambiato nell’arco di un mese. Di nuovo quella sensazione di oppressione nel petto. Sentivo i polmoni pesanti, la gola che si stringeva. L'ansia entrava in scena insieme alla rabbia, mentre dalla buca del palcoscenico veniva sussurrato un fatto determinante.

Mamma sa.

Sa qualcosa che non mi è mai stato rivelato. Ora che ho infranto per la terza volta il tabù sacro, la verità inizia a ribollire sotto le sabbie della piramide maledetta. Mentre realizzo tutto questo, sento di essere stato tradito, ingannato per tutto questo tempo. L'unica maniera di riscattarmi è solo con l'uso esclusivo delle mie forze. Devo mettermi alla ricerca di quel tesoro perduto. Un tesoro il cui ritrovamento, adesso, è il mio solo pensiero. Neanche il virus può fermarmi.

Mio padre mi è stato in qualche modo nascosto. Sono pronto a trovare l'oro perduto da solo, costi quel che costi.