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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Michele, giorno 22

︎


Antipurgatorio



🎧Ascolta Michele:




Venimmo poi in sul lito diserto,
che mai non vide navicar sue acque
omo, che di tornar sia poscia esperto.




Devo riordinare le informazioni. Partendo dall'inizio, da ancora prima che io nascessi, grazie alla storia che mamma mi ha raccontato per telefono. Solo in questo modo posso risalire al bandolo della matassa.

Amos si innamorò di mamma proprio a Teglio, quando in occasione della Sagra del Pizzocchero del ’92, gli Orkestar vennero invitati a suonare per due sere di fila. Amos aiutava a montare il palco e faceva da tramite tra gli artisti e L’Accademia Nazionale del Pizzocchero, che organizzava la festa. Portava bottiglie d’acqua, birre, cibo, insomma qualsiasi cosa di cui avessero bisogno.

Per lui mamma era inarrivabile. Aveva una voce stupenda era vestita sempre elegante ma mai volgare. Bellissima, con quegli occhioni verde-azzurro che non avevano bisogno di trucchi per risaltare, sempre con il sorriso sulle labbra, un sorriso che è sempre stato bianco e capace di sciogliere qualsiasi tensione tu possa avere. Eppure era molto legata alla terra, alle tradizioni, soprattutto quelle paesane. Ma Amos non lo sapeva, aveva visto una dea, già nel ’92 e non se l’era più dimenticata. Aveva seguito la band in diverse sagre della Valtellina, Val Chiavenna, della Brianza e di tutto il triangolo Lariano, ma non riusciva mai a farsi avanti. Si vergognava di essere considerato uno stalker. Mamma l’aveva notato, soprattutto per la sua altezza e i suoi capelli e la barba da tagliaboschi, ma non vedeva in lui alcun acume particolare. Amos è sempre stato semplice, di poca istruzione accademica, gran lavoratore e dotato di intelligenza estremamente pratica.

Richard, in qualche modo mi è difficile chiamarlo papà, cercava di convincere mamma ad intraprendere la carriera della cantante lirica. Aveva la voce, la bellezza, la presenza sul palco, in pochi anni avrebbe potuto già viaggiare per il mondo calcando i palchi dei più grandi teatri d’opera. Mamma ne era lusingata, ma rifiutava sempre di incontrare gli insegnanti che Schneider le proponeva. Guadagnava già bene e il suo giro di feste la faceva sentire felice, non aveva bisogno di entrare in quel mondo luccicante del teatro che tanto le sembrava falso. Stava con i piedi ben piantati a terra e ci stava alla grande.

Schneider conobbe mamma una sera in cui si fermò per caso ad una festa paesana ad Argegno sul lago di Como nel ‘93 e rimase folgorato dalla bellezza semplice ed elegante della cantante della band. Ci attaccò bottone la sera stessa, lui le offrì del cognac a fine serata parlandole di musica, lodandola per la sua voce. Mamma ne rimase affascinata. Un uomo colto, un musicista classico, qualcuno di diverso rispetto al suo solito giro di conoscenze. Iniziarono una relazione nel dicembre dello stesso anno. Naturalmente Amos non la prese bene quando li vide insieme per la prima volta, ma non voleva abbandonarla. Quell’uomo non era per lei, pensava. Si tenne in disparte, pur seguendo la band in molte delle sue serate.

Si lasciarono nell’estate ’94 che io ero già stato bell’e concepito. Mamma aveva scoperto di essere incinta e Schneider l'ha mollata, anche perché, pare, la moglie di lui si era nel frattempo ammalata. Mamma era amareggiata, delusa, terrorizzata dal futuro. Era comunque una cantante, andava tutto bene ma una creatura in arrivo poteva cambiare tutto. Amos trovò occasione di aprirsi con mamma quando si rese conto che era sola. Mamma rimase commossa dalla testardaggine di Amos che le offrì pure di prenderla con sé al pastificio del fratello se ci fosse stato bisogno. La sua devozione la commosse, tanto che si sposarono a gennaio del '95, poco prima che io nascessi...


Guardo le foto del matrimonio di mamma e Amos e ora tutto prende un senso diverso. Negli anni ’90 non era più così scandaloso vedere una sposa col pancione, ma è anche vero che nei paesi il tempo scorre molto più lentamente e sicuramente qualche occhiataccia l’hanno sentita sul collo mentre si dicevano SI. A mamma comunque importava poco, pur facendo parte di quel cosmo di tradizioni, bigotteria e superstizione, lei restava comunque un’artista, una cantante, quindi una donna da cui, per quelle anime semplici, ci si sarebbe potuto aspettare qualsiasi cosa. Anche Amos era figlio di quel mondo chiuso e non era certamente un artista se non con gli impasti. Ma il suo amore per mamma trascendeva qualsiasi tradizione. Ha accettato pure di crescere un figlio non suo, per giunta del suo rivale in amore. Di quell’uomo che non era adatto alla sua dea. All’altare aveva dinanzi a sé la donna che amava e che portava i segni evidenti della fusione con un altro uomo. Ma a lui non importava. Lui incarnava l’uomo che si sposava con il divino. Manco ce l’aveva questo pensiero magari, ma io me lo immagino così.

Stappo una birra e la sorseggio guardando il tramonto primaverile impregnato dei profumi del verde del paesaggio che diventa sempre più rigoglioso. Penso alla devozione che Amos ha avuto nei confronti di mamma. La devozione totale che diventa annullamento di sé per amare un'altra persona per me è deleterio. Che senso ha eclissarsi per far brillare un'altra luce? Io vorrei conoscere la mia. Amos non si è annullato, ha aspettato. Pazientemente. Mamma ha imparato ad amarlo. Ora si amano più di prima. Perché si rispettano, oltre tutto. Il rispetto che scaturisce e, quindi, si aggiunge all'amore. Mentre guardo le stelle che si accendono una dopo l’altra mi chiedo se io abbia mai anche solo lontanamente provato un sentimento del genere in una relazione.
La risposta, per quanto male possa farmi, è negativa.