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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Michele, giorno 18

︎


Incontinenti



🎧Ascolta Michele:




L’acqua era buia assai più che persa;
e noi, in compagnia de l’onde bige,
intrammo giù per una via diversa.







Dopo la conversazione con Elia sono andato avanti a bere per innaffiare i neuroni che suonavano come le luci di un flipper impazzito. Dovevo staccarne la presa e studiare la tavola del gioco con calma, per poi lanciarvi dentro la pallina.

Mezzo litro di lattina di birra da 8.5 gradi, dal sapore di caramella mou amara, seguita da cinque shot di cognac. Sommati alla birra che avevo bevuto in diretta con Elia il risultato dava una bella botta alcolica.



I miei stati psicofisici post-sbronza sono sempre stati abbastanza sobri. La testa ovattata e lo stomaco un po’ sottosopra, niente di più. Per schiarirmi la mente mi sono bevuto un bel bicchiere d’acqua seguito da una tazza di thè forte, nero. Poco tempo dopo mi era salita una fame da lupo.

In frigo ho trovato delle uova e del vecchio speck. Avevo del pane in cassetta nella dispensa. Mancherebbero dei fagioli e potrei farmi una Full English Breakfast. Beh, perché no?
Mentre cominciavo a cucinare le uova mi è venuta in mente la vacanza studio a nord dell’Inghilterra quando avevo sedici anni. Per mamma era un regalo mentre per Amos una scusa per farmi crescere una buona volta. Per me fu una fuga dalla realtà. Era luglio. Per due settimane in casa di una famiglia che ci ospitava, mentre la mattina si faceva un corso di Inglese assieme agli altri ragazzi che erano partiti con me. Eravamo a York.
La cittadina portuale era stupenda. Pranzammo all’interno di un pub che aveva l’aria di una taverna pirata, con quei vetri che paiono dei fondi di bottiglia. Io ordinai del fish and chips su cui, me ne resi conto al primo boccone, ci misi un sacco di zucchero che avevo scambiato per sale. Lo mangiai tutto comunque, non era così male. Poi ci dirigemmo a visitare le rovine dell’abbazia sulla collina. Io mi ci persi dentro.
Contemplavo il verde dei prati che in un attimo diventava roccia e scendeva a strapiombo sul mare. Osservavo quello scheletro di roccia che sopravviveva allo scorrere del tempo. Era diverso da ogni altra abitazione della cittadina. Mi sentivo come quell'abbazia. Con la differenza che lei, il suo posto ce l'aveva. Dov'era il mio? Qual era la mia vera origine?

Sondavo la linee delle nuvole grigie che si fondevano nel blu del mare gelido, infinito. Mi immaginavo di salpare su un vascello, a capo di una ciurma, totalmente responsabile di me stesso e delle mie azioni, senza dipendere da nessuno. Partire e vivere un'avventura straordinaria, lontano da mamma e Amos che decidevano cosa fare del mio futuro, mentre io volevo scriverlo conoscendo prima di tutto il mio vero passato. Cercare un tesoro, scoprire quale formula magica tenesse in piedi il mondo. Soprattutto il mio.


Contemplavo il verde dei prati che in un attimo diventava roccia e scendeva a strapiombo sul mare. Osservavo quello scheletro di roccia che sopravviveva allo scorrere del tempo. Era diverso da ogni altra abitazione della cittadina. Mi sentivo come quell'abbazia. Con la differenza che lei, il suo posto ce l'aveva. Dov'era il mio? Qual era la mia vera origine?

Sondavo la linee delle nuvole grigie che si fondevano nel blu del mare gelido, infinito. Mi immaginavo di salpare su un vascello, a capo di una ciurma, totalmente responsabile di me stesso e delle mie azioni, senza dipendere da nessuno. Partire e vivere un'avventura straordinaria, lontano da mamma e Amos che decidevano cosa fare del mio futuro, mentre io volevo scriverlo conoscendo prima di tutto il mio vero passato. Cercare un tesoro, scoprire quale formula magica tenesse in piedi il mondo. Soprattutto il mio.
Ho pulito lo speck dalla patina bianca del tempo passato in frigorifero, ne ho taglio tre fette spesse e le ho messe a rosolare insieme a due fette di pane in cassetta.

A distanza di anni quel viaggio si sta compiendo davvero. Il vascello di legno sono io stesso e le acque profonde e torbide sono quelle della mia storia, la mia infanzia. Ci dovrò affondare dentro come l’Olandese Volante e ritornare con una consapevolezza diversa.
La colazione mi ha rimesso a posto i fantasmi dell’alcool che ancora abitavano il mio corpo. Lavo il piatto, la tazza dove ho bevuto il thè e la padella. Mi siedo in terrazzo a guardare il prato fiorito fuori casa. Il sole caldo. Negli orecchi della mente il mare di Whitby e una canzone che accompagna la mia avventura.

La chiave per decifrare il mio rebus è in quella busta.

Non sto più nella pelle per le risposte dello zio di Elia.