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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Michele, giorno 19

︎


Malebolge



🎧Ascolta Michele:





Di nova pena mi conven far versi
e dar matera al ventesimo canto
de la prima canzon ch’è d’i sommersi.









Il vento soffia a favore. Le vele della nave si gonfiano con suono secco e promettente. L’Olandese inizia a fendere l’acqua al suono di un’orchestra di schiuma e bolle. Poi si immerge nelle profondità degli abissi.

Elia è tornato con l’informazione preziosa che aspettavo. Suo zio conferma che, a quel tempo, mia madre aveva una relazione con un tizio. Non riesce a ricordare il nome. Si è scusato di non potermi dire di più. Va benissimo così. È un altro pezzetto del puzzle.

Io da bambino i puzzle li odiavo. Quelli da principianti erano decisamente troppo facili. Quelli di difficoltà maggiore e con le immagini più interessanti, tipo un castello arroccato su una montagna, avevano troppi pezzettini. Perdevo la pazienza dopo appena dieci minuti che mi scervellavo per capire quale pezzo di cielo andava messo appena sopra la punta dell’albero. Quello con la nuvola? Quello con l’ala del corvo che vola in lontananza? Molto meglio premere i tasti su un joystick.


Un tipo di puzzle, però, mi piaceva. Era un regalo che mi fece Amos quando avevo circa otto anni. Un faro su una collina. Ma non era un’immagine, era un modellino da costruire. Ricordo bene di aver aperto la scatola e aver trovato il modello di cartone da assemblare, con i sacchettini pieni di mattoncini di vario colore, il sacchetto con il prato finto, la base per il terreno e la colla. Incollare i mattoncini uno ad uno mi faceva sentire come se stessi costruendo quel faro sul serio Come se potesse funzionare davvero. Ci misi un mese per completarlo.
Devo trovare i piccoli mattoncini e posizionarli uno a fianco all’altro per far sorgere il faro che illuminerà il buio della mia storia. Ma è proprio quella luce che mi fa paura. I mostri che si celano negli abissi possono essere spaventosi...

Forse il sig. Strudel era una specie di mecenate e finanziava la band di mamma. Forse le aveva offerto dei soldi per indirizzarla verso una carriera da cantante al di fuori dei giri delle sagre. Ma allora perché i soldi erano ancora lì, dopo tutto questo tempo?

Mi sembra di avere davanti uno di quei puzzle da migliaia di pezzi. Se avessi apprezzato quel tipo di rompicapo da bambino, magari adesso avrei già la risposta sotto gli occhi.

Per ora posso solo disporre i vari pezzi separatamente e osservare il mio pensiero finché non si accende la luce su un tassello che può incastrarsi con la composizione.