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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Michele, giorno 1

︎


Il Castello dell'Innominato



Mi sento come l’Innominato dei Promessi Sposi. Ho la casa tutta per me. Solo, nel mio castello. Mamma e Amos sono andati a Teglio, ci staranno per un paio di settimane. Torneranno sicuramente con i soliti pizzoccheri del pastificio della famiglia di Amos.

Questa sera a corte delizierò i miei ospiti Mirco, Alessio ed Elia con una mezza forma di Bitto dop e una bottiglia di Inferno, rubati al negozio di Amos. Devo ammettere che i prodotti che vende con mamma, oltre naturalmente al pane, sono i migliori della zona, soprattutto la merce tipica della Valtellina. Il fatto che mamma si metta sempre a cantare e che sia conosciuta da tutti in paese sicuramente giova agli affari. Meglio una gestione di un panificio che una carriera come chanteuse di sagra. Ha ancora una locandina con sfondo rosso, l’immagine di lei giovane con il suo trio di musicisti e la scritta gialla stille anni 80 “Orkestar”. Che ridere! Però è sempre stata bellissima.

Spero Mirco abbia preso davvero i dieci grammi d’erba che aveva promesso, sennò sono sberle, e le mie le conosce bene. Sono bastati i primi due mesi in prima elementare per capire, dopo avergli preso con la forza la merenda, che forse era meglio stare zitto e dalla mia parte. Certo, a qualcuno degli sfigati facevo anche dei favori, li difendevo da quelli delle altre sezioni. Solo io potevo sfotterli. Quanto tempo è già passato… Comunque, dieci grammi per un paio di giorni chiusi insieme agli altri dovrebbero bastare. Senza contare il vino, si fa per dire.



Ricordo a inizio gennaio ci andammo davvero tutti e tre al castello di Bernardino Visconti, a Somasca, fortezza dell'Innominato. Io che immaginavo ad alta voce quel personaggio manzoniano che tanto mi affascina e condividevo con gli altri, oltre la mia canna, anche i miei pensieri su come fosse vivere a quel tempo al sicuro fra quelle mura, mentre i soldati stranieri e la peste invadevano la valle.




Oggi cazzo ci sono 34 morti e oltre 1500 casi di questo virus che deve rompere i coglioni proprio all’arrivo della primavera. Specialmente in Lombardia. I Lanzichenecchi sono arrivati sul serio. Bene, allora noi ci barricheremo nel mio castello e li vedremo andarsene velocemente come sono arrivati. Elia e Alessio hanno pure provato a rinviare la cena per paura del contagio, che idioti. No, ho proprio voglia di una bella sbronza in compagnia, il 30 in Storia della Filosofia Antica va premiato. Fuori discussione l’annullamento della festa a corte. Se poi vogliono andarsene, lo dovranno fare comunque tra due giorni. La povera Lucia del romanzo dovrà soccombere agli sgherri, ma la mia Lucia, ovvero Anna, arriverà al castello di sua spontanea volontà e ci starà fino a domenica.

Per la serata farò 1 kg di pasta aglio olio e peperoncino, a seguire patatine e torneo con la Playstation che porta Mirco. Infine, quando ormai avremo i neuroni sulla Luna, almeno un paio di puntate di Adventure Time. Altro che cartone per bambini, i produttori di quella serie animata si fanno di brutto. Per Anna voglio fare le cose in grande. Candele, olii essenziali vari da massaggio e ho preparato pure le lenzuola di seta. Direi che non c’è miglior modo per iniziare una settimana che si preannuncia all’insegna della voluttà.

Stanno suonando, vado ad aprire. Ci vediamo sulla Luna!




Michele, giorno 2

︎


Neandertal


-Io non capisco perché tu non abbia fatto ignegneria, o roba simile. Ti è sempre venuto facile studiare, cosa te ne fai della filosfia?- mi diceva Alessio.

-Ale, che cazzo, sembri un disco rotto. Mischiarmi in mezzo ai cervelloni, ti pare? Che noia. A Filosofia poi trombi molto di più- e ho chiuso lì il discorso. Mica che pensino che mi stia rammollendo con Anna...

Persi tra i fumi della marijuana, abbiamo montato un discorso su come i TG stessero seminando il panico un po' troppo. D'accordo, è un'influenza più pesante del normale, una polmonite contagiosa, ma basta stare attenti. Di influenza ne muoiono a migliaia tutti gli anni. Elia diceva che la paura abbassa di molto il sistema immunitario. Ogni tanto quel ragazzo tira fuori delle perle strane, come delle verità ovvie che però non riusciresti mai a dirti. Meglio tenersi vicine certe persone. Abbiamo deciso di non pensarci più e abbiamo passato il resto del tempo bevendo birre, fumando, guardando serie, giocando alla play. Siamo usciti giusto un paio di volte per comprare qualcosa per la colazione-pranzo del pomeriggio. La mattina non esisteva. Mentre per cena, la regola della casa: pizza famiglia per tutti.



Insomma, la casa era un porcile. Ieri alle 11 li ho buttati giù dal letto, offerto il caffè e dato il benservito. Mezza giornata per pulire tutto, giusto in tempo per preparare anche la camera per me e Anna che è arrivata poco dopo. Mi spiazza sempre quella donna. Si è presentata con giacca di jeans, un vestitino a strisce rosse e nere, una sciarpona color panna e gli occhiali dalla montatura fine e tonda, dorata. In netto contrasto con gli occhi castani e capelli lunghi e neri. Una maestrina sexy. Maestrina lo è davvero. Studia biologia, ma è in grado di tenerti testa su qualsiasi argomento, specialmente sull'arte. Mai pedante, sempre energica. Il cervello di una secchiona nell'anima di una ragazza che sa perfettamente il fatto suo e non le manda a dire. Alle volte non so davvero come gestirla, se non a letto. Su quello so io perfettamente il fatto mio. E anche lì, lei non è da meno.

E' una sfida, un gioco intellettuale continuo, mentre mi diverto a fare da galantuomo che all'occorrenza si strappa il doppio petto e diventa un neandherthal pronto a dimostrare il suo impeto istintivo per contribuire al mantenimento della propria specie.

Lei, invece, è un Sapiens. Il suo istinto è forte quanto il suo carattere e il suo animo. La sua mente dirige tutta l'orchestra in maniera decisa ed elegante. L'attrazione che provo è mista ad un senso di inquietudine per il non essere abbastanza. Alla fine i neandertal non hanno avuto la meglio, si sa. Nonostante ciò, ho fatto di nuovo centro. La camera con le lenzuola di seta, le candele e gli olii essenziali sono piaciuti parecchio. Ora lei è sotto la doccia e nel mentre sto preparando dei pizzoccheri con il Bitto avanzato. Il vino rosso, immancabile.
Oggi hanno deciso di chiudere scuole e Università fino a metà marzo, pare che i festeggiamenti continueranno più del previsto!

Michele, giorno 3

︎


La Mancha












Ero seduto al tavolo della “Bodega La Mancha”, in una viuzza appena dietro la cattedrale di Granada. Stavamo bevendo il secondo bicchiere di vino accompagnato a delle olive e patatine. La compagnia era la stessa: io, Javier e Roberto. Eravamo sempre noi tre il centro dell’attenzione, senza troppe forzature, in maniera naturale. Spesso ci salutavamo a fine serata con al braccio di ognuno una ragazza diversa, prendendo ciascuno la direzione della camera di uno o dell’altra. Quella sera arrivarono altri nostri amici al locale, con gente che non conoscevamo.

Lei aveva i capelli morbidi e neri, raccolti in uno chignon sulla testa. Gli occhiali dalla montatura tonda, fine e dorata, che schermavano gli occhi color nocciola. Un sorriso perfetto, le labbra con un velo di rossetto marroncino. Una giacca in pelle, dei jeans e gli stivaletti a zeppa alta, totalmente neri.

Mi aveva già steso.

Attaccai subito bottone. Anna, da Milano. Facoltà di Biologia. No, non ci eravamo mai incontrati prima. Avrebbe terminato anche lei l’Erasmus da lì a un mese. Parlava con disinvoltura di ogni cosa, la voce melodiosa, da cantante.



Tre giorni dopo eravamo ad un appuntamento, soli, in visita all’Alhambra, di cui mi sapeva raccontare ogni dettaglio. Osservava ogni particolare, commentando ad alta voce. Io ne ero ipnotizzato, quasi spaventato dal magnetismo che mi provocava. Andava oltre il solito desiderio carnale che suscitavano le altre, soprattutto in Andalusia. Aveva qualcosa di più. La sera passeggiavamo per il parco Garcia Lorca, dove trovammo alcuni conoscenti e casualmente ci imbattemmo in una banda che provava il suo numero.

Una sera che rimane scolpita nella mia memoria, e rimarrà per i giorni a venire. Quella notte la passammo facendo l’amore per ore. Mai successo prima, con nessuna.

Le passiamo ancora le notti a fare l’amore. Ma stanotte sentivo che lei non era del tutto lì. Lo posso intuire, non spiegare. Certo è una situazione del cazzo. Siamo bloccati nella regione. Sabato sera hanno deciso di dichiarare la Lombardia zona rossa. Forse questa influenza non è poi così innocua. Ma non lo capisci mai finché non ti tocca da vicino. Tutta la regione. Incredibile. Chiamo mamma e Amos e mi dicono che non torneranno, non vogliono riaprire il panificio, un loro amico medico dice che la situazione è più grave ancora di quello che ci dicono. Decidono di rimanere lì che forse il contagio sarà meno grave. Ma sì, statevene lì, che v’importa. Io non mi muovo. Io sto bene qui, con lei. Le ho detto di restare, senz’altre opzioni. Non ha senso tornare dai suoi, magari li infetta. Ci chiudiamo qui, facciamo le due settimane di isolamento come lei dice e poi tutto torna alla normalità. Non ha senso andare via. Lei è d’accordo. Eppure ho di nuovo quella sensazione come di elettricità nell'aria, come quando senti che sta per succedere qualcosa.

Forse è in arrivo una tempesta.



Michele, giorno 4

︎


Cumulonembi




🎧Ascolta Michele:






Quando l’azzurro del cielo viene velato in lontananza da imponenti e veloci cumulonembi, soprattutto con la calura estiva, sai bene che può arrivare un temporale. Oggi non fa caldo, l’estate è ancora lontana, il cielo è sfacciatamente azzurro eppure la mia testa è nera, esplode di fulmini, saette e tutte le tempeste che Madre Natura può concepire.

Litigare con Anna è dannatamente estenuante. Soprattutto per il fatto che mi sembra sempre di non avere la meglio. Lei è comunque un passo avanti e la cosa mi fa solo incazzare di più. La rabbia è un fuoco indomabile, quando monta può essere come un tornado e darti una forza incredibile. Oppure può accendersi lievemente, come la dolce e sensuale fiamma di un camino e farti fare cose idiote. Come quando storcevo la coda del mio gatto, buonanima, e lui si dimenava e contorceva, ma io non potevo smettere. Qualcosa me lo impediva. O come quando, a 7 anni, quasi annegai un’animatrice versando dell’acqua nel suo boccaglio mentre faceva snorkeling sulle spiagge di un villaggio turistico di Mazara del Vallo. Per non parlare della minuziosa osservazione sul comportamento di un formicaio quando facevo cadere insetti vivi sopra. Vedere come si dimenavano e venivano portati inesorabilmente ad essere divorati. Naturalmente era interessante anche fare il contrario, la vendetta: le formiche lanciate vive nelle tele dei ragni. Forse era già la rabbia, allora. Forse ero semplicemente un bimbo che voleva fare esperimenti. Forse perché a quell'età mi era letteralmente crollato il mondo addosso con quella terribile scoperta...

Qui non voglio soffocare ne storcere un capello a nessuno. Non voglio nemmeno avvoltolare con la mia bava una preda spacciata nella mia tela. Ma cazzo devo sfogarmi in qualche modo. Sono sceso nel giardino e ho tirato un sacco di calci al pino di fronte a casa. Domani lo tagliano pure, almeno l’ho allenato al dolore.

Tornare a casa dai suoi, che assurdità. Evidentemente non le vanno bene tutte le mie attenzioni, le mie cure. Le cucino, pulisco, le compro da mangiare. Forse non vanno bene i miei pensieri, i miei discorsi. La mia intelligenza non è spiccata come la sua. Le ho urlato addosso come non mai. Mi ha guardato come un cervo impaurito. Ora mi sento pure in colpa, cazzo! Mi sono calmato, le ho chiesto scusa, ma c’è sempre quella sensazione che mi fa rizzare i peli sulla nuca, come un animale che fiuta il pericolo. Eppure il pericolo dovrebbe venire da fuori la nostra tana, con questa merda di virus che sta facendo impazzire il Paese. Stiamo qui calmi e tranquilli, no? Chi ci ammazza?! Mi sembra tutto così facile da capire, una ovvietà.

Fanculo, mi accendo una sigaretta.







Michele, giorno 5

︎


Sapiens




🎧Ascolta Michele: