Michele, giorno 30:
The Garden of Forking Paths
🎧Ascolta Michele:
Una porta per un mondo invisibile. La porta nascosta del mio inconscio. Me la porto costantemente addosso eppure la ragione non ha la capacità di scovarla. Qualche tempo fa avrei usato dell'erba per compiere un viaggio così astratto. Ma in questo caso serve un tipo di lucidità diversa. Voglio addentrarmi nel mio labirinto con tutta la consapevolezza di cui posso disporre e affrontare il Minotauro che mi aspetta al centro del dedalo di tunnel neuronali.
Dovrei forse perdere la ragione? Non sarebbe poi così difficile in questi giorni che scorrono con un ritmo impossibile da definire, da misurare. Questo è proprio il primo e il più grande ostacolo: il ragionamento. Come puoi affrontare con la logica un universo di impulsi in cui il pensiero non ha alcun potere? È questa la più grande paura. Non saprei con quali armi posso difendermi. Forse era giusto lasciarsi abbandonare alle sirene e andare a Milano?
Eppure sento che è questa la via maestra, la via giusta. Quella ripida, pericolosa e piena d’ostacoli che sempre nei racconti porta l’eroe a raggiungere il suo obiettivo, seppur col rischio di morire. Ma ora qual è il prossimo passo? Dove trovo il metro della mia valenza? È come essersi addentrati in una foresta troppo fitta e non sapere più quale via prendere.
Sono arrivato fin qui e troverò il mio modo di venirti ad affrontare papà.
Traccerò il mio sentiero attraverso la foresta. Ne raggiungerò il cuore.
Forse l’essere andato a Milano mi avrebbe solamente allontanato dalla mia meta. Chi può saperlo. Se è vero che viviamo in un multiverso, con infinite possibili realtà parallele che si generano ad ogni nostra scelta che prendiamo, allora può esistere un mondo in cui io a Milano ci vado davvero. E riesco a trovarti.
Oppure muoio in un incidente.
Ci sarà un linea temporale in cui io tornavo a casa un po’ più tardi da minibasket, quel pomeriggio di quando avevo 6 anni, senza scoprire nulla sul tuo conto, continuando a chiamare Amos papà. Un mondo parallelo in cui questa dannata pandemia non è mai esistita e si continua la vita di tutti i giorni. Un altro in cui il Covid-19 è peggio della peste del 1300 e fa fuori tre quarti della popolazione mondiale.
Forse esiste una linea temporale in cui mi hai riconosciuto. Hai lasciato tua moglie e sei con mamma, mentre insegni me a diventare un musicista. Ora sarei al conservatorio Verdi di Milano a imparare a suonare la tromba. O il sassofono. Oppure ora sarei in casa con te ad esercitarmi, mentre mi stressi l’anima su quel passaggio infernale dello spartito che non mi riesce.
In un altro universo parallelo, invece, in un qualche modo riesci a vincere totalmente facendo abortire mamma. Un mondo dove io non esisto, non sono mai esistito ne è prevista la mia nascita futura.
Ma tutte le decisioni prese in questo universo hanno portato questa mia cellula di consapevolezza ad essere qui, adesso. Inutile cercare un cartello che mi indichi facilmente la via, dovrò sguainare la mia spada e farmi spazio tra la vegetazione fitta della foresta, raggiungendo la tana del mostro.
Annusa l’aria, papà. Puoi sentire l'odore della mia pelle sudata che scalpita e si fa strada e si avvicina sempre di più? Lo senti?
Bene.
Sto arrivando.
Dovrei forse perdere la ragione? Non sarebbe poi così difficile in questi giorni che scorrono con un ritmo impossibile da definire, da misurare. Questo è proprio il primo e il più grande ostacolo: il ragionamento. Come puoi affrontare con la logica un universo di impulsi in cui il pensiero non ha alcun potere? È questa la più grande paura. Non saprei con quali armi posso difendermi. Forse era giusto lasciarsi abbandonare alle sirene e andare a Milano?
Eppure sento che è questa la via maestra, la via giusta. Quella ripida, pericolosa e piena d’ostacoli che sempre nei racconti porta l’eroe a raggiungere il suo obiettivo, seppur col rischio di morire. Ma ora qual è il prossimo passo? Dove trovo il metro della mia valenza? È come essersi addentrati in una foresta troppo fitta e non sapere più quale via prendere.
Traccerò il mio sentiero attraverso la foresta. Ne raggiungerò il cuore.
Forse l’essere andato a Milano mi avrebbe solamente allontanato dalla mia meta. Chi può saperlo. Se è vero che viviamo in un multiverso, con infinite possibili realtà parallele che si generano ad ogni nostra scelta che prendiamo, allora può esistere un mondo in cui io a Milano ci vado davvero. E riesco a trovarti.
Oppure muoio in un incidente.
Ci sarà un linea temporale in cui io tornavo a casa un po’ più tardi da minibasket, quel pomeriggio di quando avevo 6 anni, senza scoprire nulla sul tuo conto, continuando a chiamare Amos papà. Un mondo parallelo in cui questa dannata pandemia non è mai esistita e si continua la vita di tutti i giorni. Un altro in cui il Covid-19 è peggio della peste del 1300 e fa fuori tre quarti della popolazione mondiale.
Forse esiste una linea temporale in cui mi hai riconosciuto. Hai lasciato tua moglie e sei con mamma, mentre insegni me a diventare un musicista. Ora sarei al conservatorio Verdi di Milano a imparare a suonare la tromba. O il sassofono. Oppure ora sarei in casa con te ad esercitarmi, mentre mi stressi l’anima su quel passaggio infernale dello spartito che non mi riesce.
In un altro universo parallelo, invece, in un qualche modo riesci a vincere totalmente facendo abortire mamma. Un mondo dove io non esisto, non sono mai esistito ne è prevista la mia nascita futura.
Annusa l’aria, papà. Puoi sentire l'odore della mia pelle sudata che scalpita e si fa strada e si avvicina sempre di più? Lo senti?
Bene.
Sto arrivando.