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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Sofia, giorno 36


Adagio





Devo cominciare a fare ordine in questa casa. Per più di un mese ho vissuto qua, sbirciando in ogni angolo, tirando fuori di tutto e di più da armadi e cassetti e poi rimettendo tutto com'era. Come se da un momento all'altro qua dovesse tornare qualcuno.

Papà.

Quando ieri mi provavo i suoi vestiti avevo paura che lui potesse entrare e trovarmi così, con la sua giacca di velluto davanti allo specchio.

Quando mi siedo al piano vedo la sua faccia riflessa sul legno nero, accanto alla mia.

Non ho mai bevuto utilizzando il suo bicchiere preferito, che è anche il più bello della casa. Ho sempre scelto quelli semplici dei barattoli di Nutella.

È più di un mese che mi muovo in questa casa in punta di piedi. Come se tutti questi oggetti non mi appartenessero, come se questi ricordi non fossero i miei. Come se dovesse essere qualcun altro a prendersene cura.

Le 47 scatole che tirai fuori dall'armadio in salotto un mese fa sono ancora lì.

Il clown trapezzista mi guarda ancora dalla libreria dove l'avevo trovato.

Il cassetto con i nastrini regalo, quello con gli scotch, quello dei centrotavola, le macchinine.

Il busto di Beethoven è ancora sul mio comodino.

Le lettere per Giada Brenna, i cimeli dei nonni, il diario di Brigitta e la mia tesina sono ancora sotto al letto.

Il mio rancore è ancora lì dove l'ho coltivato per gli ultimi 15 anni. Con lui anche tutti i momenti che credevo d'aver dimenticato. Tutto è rimasto fermo, congelato. Sia in questa casa che dentro di me.

Eppure mi sento stanca come se avessi fatto la rivoluzione. Come se avessi combattuto 100 battaglie.

Ma vedo, adesso, che tutti i miei sforzi non sono serviti a molto. La slavina che mi ha travolta e con la quale sto cadendo nel vuoto non si ferma con la pandemia. Ci sono tante cose ancora in sospeso.

La frase lasciata a metà del Lazzareschi Tuo padre era preoccupato per te e faceva di tutto per...

Per cosa? Tenermi nascosto il fatto? Proteggermi in qualche modo? Salvare la sua reputazione?

COSA FACEVI PAPÀ?

E Giada Brenna. Non ho neanche avuto il coraggio di scriverle.

Per tutta la mattina mi sono rigirata tra le mani il foglietto dove avevo annotato il numero di telefono e l'indirizzo.

Forse hanno riaperto ora, con la fase 2.

Ho richiamato il panificio, ma è di nuovo partita la segreteria telefonica e nonostante lo sapessi, il cuore mi è comunque schizzato al cervello.

Io mi massaggiavo le tempie, con i gomiti appoggiati al tavolo della cucina, Ramòn mi guardava perplesso.

Che c'è? Sto pensando. Una cosa che tu non puoi capire. Sono umana io, ho una coscienza, ho i problemi da risolvere!




Già, ho sempre guardato con superiorità le persone che parlano con i propri animali e ora sono diventata una di loro. Uh! come lo sono diventata. Gli faccio dei veri e propri monologhi a Ramòn.

Se questa creatura è nata nel 1995 significa che adesso ha 25 anni. Chissà potremmo anche diventare amici in qualche modo, scriverci delle lettere magari e raccontarci le nostre vite in quarantena.

Questa creatura di ormai 25 anni, sa che mio padre è suo padre? Cosa le avrà inventato Giada Brenna? Nelle lettere c'è scritto che lei si è sposata, quindi forse questa creatura non sa che quel padre, che è il marito di sua madre, non è il suo vero padre, e magari neanche questo marito di Giada sa che quella creatura non è sua.

Porca miseria. Non deve essere stato facile per Giada Brenna.

Incredibile, provo della pietà per lei. Per la donna che ha conquistato mio padre e ha fatto ammalare mamma. Sarà che da quando è morto il signor Lazzareschi non tocco alcool e mi sono addolcita?

In realtà provo curiosità per questa donna che è riuscita a conquistare quell'uomo duro e freddo che era mio padre. Ho sempre pensato che mamma fosse stata l'unica a smussare quella corazza apparentemente indistruttibile con cui mio padre andava nel mondo. E invece no, c'è stata anche Giada Brenna.

Ho rimuginato tutta la mattina e alla fine ho preso una decisione. Mi sono fatta coraggio. Almeno questa battaglia avrei provato a portarla fino in fondo.

Guardami Ramòn, guardami mentre mi faccio coraggio e faccio la rivoluzione!

Avrei scritto una lettera al Panificio, così quando avrebbe riaperto l'avrebbero trovata. E in questi giorni riapriranno, a meno che non sia successo qualcosa di brutto.

Le dirò chi sono e che avrei piacere di parlare con lei. Le lascerò il numero di casa di papà così che possa chiamarmi.

Ecco, l'idea che poi ogni volta che squilla il telefono possa essere lei mi terrorizza e probabilmente ad ogni pronto perderò 3 anni di vita, ma va bene così.

Essere pronti è tutto. Chi è che lo diceva?