Che giorno è oggi? Di quale mese e di quale anno?
Ho perso completamente il filo del tempo e di me stessa. È come se avessi superato un confine dal quale non si fa ritorno. Il paese sconosciuto dal quale nessun viaggiatore fa ritorno... Amleto.
Anche Amleto aveva a che fare con il fantasma del padre e guarda com'è finito: morto lui e morti tutti quelli intorno a lui.
Era l'estate dei miei 12 anni e lui mi portò con sé perché aveva bisogno di una scusa per tornare subito a Milano dopo il concerto. Me lo ricordo bene quel giorno. Lui mi obbligò ad indossare un vestito rosa che era appartenuto alla nonna. A me il rosa faceva schifo. A me i vestiti da donna facevano già schifo, ma figurati se a lui potevano interessare i miei gusti sull'abbigliamento.
Era un vestito pieno di merletti delicatissimi, cucito a mano, scomodissimo e preziosissimo. Mi andava anche un po' stretto sulle braccia e quindi faceva la grinza sulle spalle che mi faceva sembrare un confetto uscito male. O almeno così mi ci sentivo dentro
Io passai tutto il pomeriggio ad invidiare i ragazzi che giocavano liberamente nel parco della villa. Il papà si era raccomandato che non sciupassi il vestito della nonna, e questo tanto bastava per farmi passare la giornata inchiodata ad una sedia con le gambe ciondoloni a guardare dove finivano i merletti cucini a mano della gonna e dove cominciavano le mie ginocchia.
Ogni tanto una di quelle signore ben truccate e ben vestite si fermavano ad arruffarmi i capelli e a dirmi cose del tipo Quindi tu sei la figlia del Maestro? Ma come sei brava e che bel vestito.
Odiavo quel vestito. Mi prudeva ai fianchi e mi strizzava sulle braccia.
Poi arrivò il tramonto e il papà suonò e tutti alla fine applaudirono e si alzarono anche in piedi e poi tutti a stringergli la mano. La mamma era morta da poco e ricordo tutte quelle donne che gli cinguettavano intorno. Maestro di qui, maestro di là cip cip cip. Io lo guardavo stringendo le mani sudate ai braccioli della sedia e sentivo bruciare dentro me la gelosia. Aveva sempre avuto tante ammiratrici. Ogni bravo musicista ne ha a tonnellate. In un lampo mi è tornato alla mente quel ricordo della mamma che mi strattonava via dal pianoforte. Oltre alla sensazione fisica di lei che mi portava via, adesso potevo sentire lui che le diceva devi fidarti di me Elisabetta, non è successo niente e potevo sentire lei che mentre mi accompagnava a prendere la granita dal siciliano borbottava stronzo, è solo uno stronzo bugiardo.
E poi ancora quella volta che mi svegliai di notte per andare a fare pipì e trovai la mamma in cucina a sfogliare la rubrica del papà. Mi sorrise e mi prese sulle ginocchia dicendomi non dire a papà che mi hai trovata qua con la sua rubrica, promesso?
E poi ancora quella volta che mi svegliai di notte per andare a fare pipì e trovai la mamma in cucina a sfogliare la rubrica del papà. Mi sorrise e mi prese sulle ginocchia dicendomi non dire a papà che mi hai trovata qua con la sua rubrica, promesso?
Per me era tutto un gioco all'ora, avrò avuto 8 anni e ai miei occhi il papà e la mamma erano una cosa sola e le cose di papà erano anche le cose di mamma e viceversa. Ora, solo ora, so che non era così. La mamma era gelosa e non si fidava di lui.
Quella sera a Villa Carlotta papà mi usò come scusa per scappare dalle grinfie delle sue ammiratrici. Poco dopo che lo avevano accerchiato vidi che mi indicò e poi venne verso di me.
Scusate ma sono venuto con mia figlia che è tutto il giorno che mi aspetta su quella sedia lì e devo proprio riportarla a Milano. In macchina mi disse che se non era per me sarebbe dovuto rimanere al buffet e non ne aveva voglia. A lui tutti quei convenevoli gli davano la nausea. Mi disse che l'unica donna che meritava le sue attenzioni ero io. Il suo modo di darmi attenzioni era quello di parcheggiarmi tutto il pomeriggio su una sedia scomoda con addosso un vecchio vestito orrendo. Mio padre era un uomo difficile, severo si, ma non un traditore. E allora perché la mamma non si fidava?
Quella sera a Villa Carlotta papà mi usò come scusa per scappare dalle grinfie delle sue ammiratrici. Poco dopo che lo avevano accerchiato vidi che mi indicò e poi venne verso di me.
Scusate ma sono venuto con mia figlia che è tutto il giorno che mi aspetta su quella sedia lì e devo proprio riportarla a Milano. In macchina mi disse che se non era per me sarebbe dovuto rimanere al buffet e non ne aveva voglia. A lui tutti quei convenevoli gli davano la nausea. Mi disse che l'unica donna che meritava le sue attenzioni ero io. Il suo modo di darmi attenzioni era quello di parcheggiarmi tutto il pomeriggio su una sedia scomoda con addosso un vecchio vestito orrendo. Mio padre era un uomo difficile, severo si, ma non un traditore. E allora perché la mamma non si fidava?
Questa casa è piena di fantasmi. Sotto al letto c'è uno scatolone pieno di lettere. Ancora non ho avuto il coraggio di aprirlo, prima o poi lo farò.