Che giorno è oggi? Di quale mese? Di quale anno?
Stamani ho aperto gli occhi. Ho guardato l'armadio, il soffitto, il lampadario, lo specchio. Sono arrivati i soliti macigni che oramai sto imparando a sopportare.
Milano
Pandemia
Papà
Giulia.
Poi è arrivata la creatura e ho sentito tutta la libreria crollarmi addosso.
La creatura. Papà ha avuto una storia seria con una donna, una musicista, e l'ha messa pure incinta. Papà ha avuto una storia seria proprio nel periodo in cui mamma stava male. Papà è morto e si è portato i suoi peccati nella tomba. Mamma è morta e non mi ha potuto svelare i suoi segreti. Possibile che tutti intorno a me muoiano e mi lascino da sola a rimettere a posto i pezzi del puzzle? Non ho mai avuto la pazienza per i puzzle. Quindi ho una sorella? O un fratello? Papà che cosa devo fare? Mamma tu lo sapevi di questa Giada Brenna?
Dovrei chiedere il computer a Caterina e cercare informazioni su di lei e su questa creatura.
Giada Brenna, una musicista da sagra della polenta. Chissà come l'ha conquistato mio padre, lui che stava alla larga dai cinquettii delle spasimanti. Sarà stata una di quelle donne provocanti e formose col trucco pesante, le cosce scoperte nonostante la cellulite e i capelli sempre arruffati.
Sono sicura che aveva un neo grasso e peloso sopra il labbro. Immaginarmela brutta allevia il mio dolore, ma la verità è che probabilmente era una gran figa. Forse assomigliava a mamma, elegante e sinuosa.
Dovrei chiedere il computer a Caterina e cercare informazioni su di lei e su questa creatura.
Giada Brenna, una musicista da sagra della polenta. Chissà come l'ha conquistato mio padre, lui che stava alla larga dai cinquettii delle spasimanti. Sarà stata una di quelle donne provocanti e formose col trucco pesante, le cosce scoperte nonostante la cellulite e i capelli sempre arruffati.
Sono sicura che aveva un neo grasso e peloso sopra il labbro. Immaginarmela brutta allevia il mio dolore, ma la verità è che probabilmente era una gran figa. Forse assomigliava a mamma, elegante e sinuosa.
E questa creatura... sarebbe uno smacco incredibile se alla fine questa donna avesse avuto un figlio maschio. Il figlio maschio che mio padre avrebbe sempre voluto. Quante volte mi ha detto ti avrei voluto chiamare Ludovico, come Beethoven, ma sei nata femmina e il nome l'ha scelto tua madre. Così dopo Artur, Karl e Richard è arrivata Sofia. Femmina e con il nome italiano.
Se Giada gli avesse detto che aveva un maschio forse mio padre mi avrebbe mollato in orfanotrofio e sarebbe andato da lei. Avrebbe fatto di tutto per avere il suo Ludovico Van.
Sono orfana ora. Non ci avevo ancora pensato.
Orfana.
Sono uscita sul balcone a fumare una sigaretta. Sono al secondo piano, ma quando ho guardato giù, al di là della ringhiera, mi sono sentita come in cima ad una rupe ed ho visto in quel vuoto la mia via d'uscita.
Ho messo la sigaretta in bocca e mi sono arrampicata sulla ringhiera. Mi sono fatta spazio tra i vasi, ho schiacciato l'origano, ho messo un piede su una pianta grassa non ben identificata e l'ho spezzata. Ero in piedi, in equilibro tra le piante. Non avevo paura. Nessuno poteva fermarmi, non c'è più nessuno che possa dirmi cosa devo e non devo fare. Ho fatto un lungo tiro di sigaretta e poi l'ho lasciata cadere. L'ho guardata volare giù e ho pensato che infondo se uno guarda le cose al contrario la caduta diventa un salto e la morte diventa una nascita. È tutta una questione di punti di vista. Ho chiesto a Dio di mettermi l'Allegretto della 7° sinfonia di Ludovico Van, in onore del maschio che non sono mai stata.
Se Giada gli avesse detto che aveva un maschio forse mio padre mi avrebbe mollato in orfanotrofio e sarebbe andato da lei. Avrebbe fatto di tutto per avere il suo Ludovico Van.
Sono orfana ora. Non ci avevo ancora pensato.
Orfana.
Sono uscita sul balcone a fumare una sigaretta. Sono al secondo piano, ma quando ho guardato giù, al di là della ringhiera, mi sono sentita come in cima ad una rupe ed ho visto in quel vuoto la mia via d'uscita.
Ho messo la sigaretta in bocca e mi sono arrampicata sulla ringhiera. Mi sono fatta spazio tra i vasi, ho schiacciato l'origano, ho messo un piede su una pianta grassa non ben identificata e l'ho spezzata. Ero in piedi, in equilibro tra le piante. Non avevo paura. Nessuno poteva fermarmi, non c'è più nessuno che possa dirmi cosa devo e non devo fare. Ho fatto un lungo tiro di sigaretta e poi l'ho lasciata cadere. L'ho guardata volare giù e ho pensato che infondo se uno guarda le cose al contrario la caduta diventa un salto e la morte diventa una nascita. È tutta una questione di punti di vista. Ho chiesto a Dio di mettermi l'Allegretto della 7° sinfonia di Ludovico Van, in onore del maschio che non sono mai stata.
Ho aperto le braccia, ho chiuso gli occhi e ho spiccato il mio volo godendomi quei due secondi scarsi di aria prima di sfracellarmi a terra e rompermi tibia e perone di entrambe le gambe, 6 costole, il gomito destro, tre dita della mano sinistra, frantumarmi il naso, spaccarmi lo zigomo destro e schiacciarmi la 6° vertebra cervicale: trauma cerebrale, 18 ore di coma, il resto della vita su una sedia a rotelle. Nella mia testa continuava la 7° sinfonia...TAA TA TA TAA TA, TAA TA TA TAA! Dall'alto guardavo divertita il mio corpo rotto in tanti pezzi quando Caterina mi ha chiesto se avevo tempo di risentile geografia nel pomeriggio.
Le mie mani sudate erano avvinghiate alla ringhiera come artigli. La sigaretta ancora tra le labbra, la carta si era attaccata alla pelle del labbro inferiore, una cosa fastidiosissima che succede spesso con questo tabacco fai da te. Con la lingua umida l'ho spinta via e l'ho guardata cadere giù, leggera.
Certo, vieni dopo pranzo, quando vuoi le ho detto continuando a guardare la sigaretta
Ti porto un po' di colomba avanzata da ieri ti va?
La colomba. Era pasqua. Oggi, o quando? L'ho ringraziata e sono tornata dentro. Potevo chiederle di portarmi il computer. L'ho dimenticato.
Le mie mani sudate erano avvinghiate alla ringhiera come artigli. La sigaretta ancora tra le labbra, la carta si era attaccata alla pelle del labbro inferiore, una cosa fastidiosissima che succede spesso con questo tabacco fai da te. Con la lingua umida l'ho spinta via e l'ho guardata cadere giù, leggera.
Certo, vieni dopo pranzo, quando vuoi le ho detto continuando a guardare la sigaretta
Ti porto un po' di colomba avanzata da ieri ti va?
La colomba. Era pasqua. Oggi, o quando? L'ho ringraziata e sono tornata dentro. Potevo chiederle di portarmi il computer. L'ho dimenticato.