Registrazione di Sofia in diretta il 2 Maggio 2020:
Stavo facendo ordine tra le cose sotto al letto e ho trovato un'altra scatola. L'ho tirata fuori preparandomi al peggio chissà quale altro segreto di Richard Schneider c'è qua dentro.
Ho avuto una strana sorpresa. Dentro c'era la mia tesina del liceo e alcuni libri e appunti da cui presi spunto per scriverla. L'ho tirata fuori dalla scatola. La mia tesina del liceo è effettivamente l'ultima collaborazione tra Richard e Sofia Schneider. L'ultima opera di padre e figlia, insieme, prima che me ne andassi di casa un mese dopo l'esame di maturità.
Al solito Papà dovette metter bocca sull'argomento e mi obbligo a farla sulla 9° sinfonia di Beethoven, e quindi sul Sublime e tutto il periodo di romanticismo nell' 800 in Europa. Ma soprattutto, ci teneva a chiarire mio padre, sulla 9° sinfonia di Beethoven.
La dedica nella prima pagina è
alla Musica e a mia Madre.
Me la fece scrivere lui così. Io volevo dedicarla a mamma, ma lui diceva che andava anche dedicata alla Musica, con la M maiuscola. Arrivammo all'accordo che anche la mamma si meritava la M maiuscola. Mi ricordo quei pomeriggi interminabili a studiare su vecchi libri del nonno Karl o del Bisnonno Artur. Libri così vecchi e così preziosi che dovevo stare attenta anche quando giravo pagina.
Le cose che ti servono di sapere non le trovi sui libri di oggi. Così, quando mi andava bene, mi toccava leggere quei mallopponi scritti in un italiano vecchio e borioso, quando invece mi andava male dovevo studiare sui libri in tedesco. Accidenti a Goethe e il benedetto Sturm und Drang.
Ha conservato anche quelli nella scatola. Al solito ho vissuto anche questa ultima creazione insieme come una tortura. Non capivo perché papà dovesse mettere bocca anche nella mia tesina di 5° liceo, tanto che alcune parti le aveva scritte lui, di pugno suo. E ricordo le ore chiusi in camera a spiegarmi l'armonia della 9° sinfonia e la perfezione della composizione e tutti gli aneddoti su Beethoven e il miracolo che è stata questa creazione eccetera eccetera eccetera.
Io lo guardavo, fingevo di ascoltarlo e intanto pianificavo la mia fuga da Maria a Lodi. A 18 anni dei racconti appassionati di mio padre sui deliri artistici di un vecchio sordo non me ne fregava niente. Anche se il vecchio sordo in questione era Beethoven, che l'avevo capito che era un genio, ma in quei mesi per la mia testa c'era tutt'altro...