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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Sofia, giorno 2

︎


Il musicista virtuoso



Ebbene caro diario...

Sono ancora a Milano. Sto aspettando che arrivino le ceneri di Papà e poi torno a Parma. Ieri mi ha chiamata l'amministrazione dell'ospedale dicendomi che la cremazione è stata avviata. Mi hanno chiesto se voglio un'urna in legno classica, disponibile nei colori bianco o marrone mogano, o se voglio approfittare dell'offerta sulle urne in stile Imperio Asiatico in ceramica. Ho chiesto se l'offerta sulle urne stile asiatico era perché era morto di Covid-19. La signora ha giurato che era una macabra coincidenza il lancio dell'Urna stile impero asiatico con il dilagarsi dell'epidemia di Corona Virus.

Ho scelto l'urna Asiatica: 150 euro.

È assurda questa cosa che non gli possono fare il funerale. Cosa ne faccio io delle ceneri? Non so, forse si aspettano che faccia qualche rituale religioso, sacro? Qua a casa il telefono squilla di continuo e io mi ritrovo a parlare con grandi musicisti, ammiratori e soprattutto tante ammiratrici che non ho idea chi siano. Si deve essere sparsa la voce tra i suoi colleghi. Io mi appunto i nomi su un foglietto e poi la sera salgo dal Lazzareschi per capire se almeno lui ne sa qualcosa. Ieri sono stata 40 minuti a telefono con un signore con l'accento francese che mi raccontava del papà. Poi ho scoperto che era il direttore del Teatro alla Scala, pensa te. Tutti sono profondamente dispiaciuti e mi raccontano di un uomo straordinario, un musicista virtuoso, un insegnante premuroso.

Quando usciremo da questo brutto momento troveremo l'occasione per onorarlo ha detto uno che doveva essere qualcuno di importante.

Io rimango in silenzio, ascolto tutto, fumo tante sigarette e fisso il quadro del violino appeso nell'ingresso. Non posso neanche andare in su e giù per la casa perché il Papà ha ancora il telefono con i fili. Non bastava essere inchiodata a Milano, in casa sua, ma pure al tavolo del salotto con la cornetta del telefono all'orecchio a sentire gente che ne tesse le lodi.


Spero con tutta me stessa che si trovi questa "occasione" per onorarlo. Io leggerò una lettera struggente colma di odio e rancore che distruggerà l'immagine del grande musicista e svelerà quella del grande uomo di merda, alcolizzato, che era mio padre: il signor Schneider. Comunque la sera con il Signor Lazzareschi ci facciamo anche qualche risata. Quando è venuto fuori che quel Meyer era direttore alla Scala ho quasi pianto dal ridere. Oramai la sera con il toto-nomi è diventata routine anche la partita a burraco. La casa dei Lazzareschi non è cambiata. Le lunghe tende verde bottiglia e quei divani con la fantasia floreale gialla e azzurra, in cui sprofondavo da piccola, ora sono il parco giochi di Ramòn. Ci si rotola sopra, ci dorme, scava. Quel cane è simpatico e molto viziato. L'altro giorno siamo stati a fare una passeggiata fuori, ogni tanto lo faccio uscire io perché il Lazzareschi è un po' intimorito dalla questione "Corona", e mi sono rivista il quartiere. La trattoria Peter Pan, quella che faceva le cotolette più buone e più grandi di Milano, è stata sostituita da "Mi scusi", ristorante hipster con arredamenti vintage. All'angolo con Piazza Cinque Giornate c'è ancora la pasticceria dove mi portava papà la domenica, e più avanti, sul corso, il siciliano che d'estate fa le granite e d'inverno le cioccolate. All'angolo sotto casa c'è ancora quello del negozio di ceste di vimini. Con quel signore che aveva sempre da ridire perché non gli andava mai bene dove legavo la bici. Mi ricordo che fece anche la spia al papà quando mi beccò a fumare. L'ho salutato, l'altro giorno, ma non ha ricambiato. Credo che non m'abbia riconosciuto.
 
Comunque mi sono presa un gelato da Grom, (altra grande new entry del vialone. 15 anni fa non esisteva Grom!) e me lo sono mangiato sulle panchine del parchetto sotto casa, con Ramòn che mi fissava implorante.

Dall'ospedale hanno detto che le ceneri arrivano entro il week-end. Ne ho già abbastanza di stare qua, questa casa mi mette una gran malinconia. Mi manca Giulia. Ci sentiamo tutte le sere. Lei è un po' paranoica per questa situazione e vuole che scenda il prima possibile. Non ha tutti i torti. La questione virus sta diventando seria. Hanno chiuso tutti i teatri, e quindi anche il Teatro Regio. Ci hanno mandato tutti a casa con un calcio nel culo. Non ci saranno più spettacoli fino al 3 aprile. Se non fosse per queste maledette ceneri sarei già tornata a Parma.

Una cosa è certa: da quando è morto in questa casa c'è un gran silenzio.

Mark