Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 8:

︎


Quella sua voce strillante!








Ore 04:10

Nessuno. Non c‘è in giro nessuno. Sembra che persino gli animali abbiano capito che è meglio stare a casa. Nessun gatto, nessuna faina, di solito più è profonda la notte più girano fra auto, cortili e muretti. Hanno paura pure loro. Sono importanti le braccia. Ancora per due giorni venticinque ripetizioni con le mie bottiglie piene d’acqua, poi potrò iniziare anche con le flessioni. Quanto fa bene quest‘aria fresca, questo silenzio. È stata un'idea formidabile quella di usare il balcone per gli allenamenti - sopratutto adesso che la primavera è iniziata. Sembra che tutto il mondo si sia fermato per me, sì, come se esistesse soltanto per me. È un pensiero bello. Strano che finora non me ne sia mai accorto. Forza, ancora una volta 25!







Alla fine se n'è andata perché voleva dei bambini. Tutti quei litigi in fondo uscivano da quel vuoto che si era creato fra di noi. Anch‘io ne avrei voluti, non solo voluti, era come se non avrebbe potuto essere diversamente. Non sarei neanche riuscito ad immaginarmi una vita senza bambini, facevano parte del nostro modo di vedere il mondo. Adesso mi son perso nel contare. Allora dall‘inizio, ancora 25! Forza! …che vergogna in quell‘ospedale. Già solo guidando l‘auto per andarci mi vergognavo. Le domande del medico… quante volte lo facevamo. Se con regolarità. Cosa rispondi? Che dipendeva dal mal di testa di lei? Che era un periodo di tanto lavoro per me, perciò di stanchezza continua? Poi io che dovevo uscire, perché dottore e psicologo volevano parlare soli con Ruth. Chissà cosa ha raccontato loro. Arriva l’infermiera che mi raccoglie dalla sala d’aspetto ingiallita, mi dà in mano quel bicchierino… Che umiliazione! Si accende la luce nell’appartamento a fianco - è vero, ho parlato di nuovo ad alta voce - non me ne sono neanche accorto... meglio rientrare forse, altrimenti la gente potrebbe insospettirsi.



🎧Ascolta Traugott:


Meglio spegnere la luce e andare in cucina. Mi faccio un caffè d‘orzo e penso. Sono le 4:30. Ho ancora un’ora e mezza, poi devo andare a dormire. Domani raccolta d‘informazioni.

...e mi conduce lungo il corridoio del reparto in quello sgabuzzino pieno di secchi, di detersivi e di mocci. Un tavolino, una sedia. Quella rivista lurida di donne nude in tutte le posizioni, quella sua voce strillante che dice quando ha finito metta il bicchiere sul tavolo e prema quel pulsante! Aaaahhhh!! ...ancora! - devo stare attento a contenere la voce. Non posso urlare così, in maniera incontrollata, nel mezzo della notte...

Quel pulsante poi. Chissà in quale stato erano tutte quelle dita che lo avevano già premuto prima di me! Sono passati quasi quarant‘anni, ma già allora preferivo schiacciare certi pulsanti con il gomito.

Devo ancora farmi la lista per domani, poi doccia e a letto.