Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 26:


Sempre per primo l’arto ferito!




Non so da quanto tempo sono rimasto sdraiato per terra in cantina. Non mi ricordo di niente. Di notte devo essermi alzato dal letto e cercando il bagno devo aver scambiato le porte. È strano, perché la porta per la cantina è vicina alla porta d’entrata, mentre quella per il bagno è a destra della cucina. Non avevo semplicemente la forza per tirarmi su, non è che mi mancava solo la forza, ma ero anche troppo debole per riesumare qualsiasi impulso a volermi alzare. Tutto mi faceva male, il ginocchio, la testa, la mano, oltre la riluttanza di essere immerso com'ero in una pozzanghera di acqua tiepida. Seguire con lo sguardo inoltre i piccoli ruscelli zigzaganti sul pavimento polveroso mi dava un senso di desolazione infinita. Quando quell’acqua iniziava a diventare fredda e quando i dolori nella mano cominciavano a pulsare forte, ho cercato di erigermi. Alla fine, frenato di molto dai forti dolori nel ginocchio, con tanta cautela e molto lentamente sono riuscito a risalire le scale. Ho appoggiato i fogli e la busta con la foto sul comodino vicino al guardaroba. La luce mattutina stava riempendo la cucina e mi sono diretto in bagno, togliendomi il pigiama fradicio. Era difficile entrare nella vasca da bagno. Mi è tornata in mente la voce di mia mamma quando mi diceva: sempre per primo l’arto ferito! nel momento in cui da bambino, con fatica e dolori, inserivo nel maglione il braccio leso a causa di una caduta in bicicletta. Sembrava eterno riuscire a scavalcare con la gamba destra il bordo della vasca, ma alla fine, con tanta cautela potevo afferrare i rubinetti, li aprivo e con l’acqua della doccia purificavo questo mio vecchio e abbattuto corpo sorridendo per le gocce tiepide che imperlavano la faccia e scivolavano dolcemente lungo gli arti indeboliti e pallidi.



🎧 Ascolta Traugott






Farmi la doccia è stato benefico, nonostante la continua paura di scivolare, di cadere nella vasca, di spaccarmi schiena e cranio sullo smalto. Sentivo l‘acqua tiepida sciacquare via i rimasugli della corazza dalla quale ero appena emerso. Ho chiuso l‘acqua e strofinando la pelle con l‘asciugamano ruvido percepivo che stava tornando una pulsazione vitale sotto la pelle. Avevo bisogno di vestirmi, ma ogni paio di pantaloni, ogni camicia, ogni pullover o giacca sarebbero stati troppo pesanti, troppo limitanti: mi avrebbero rinchiuso nuovamente in qualcosa che non ero più. Mi sono ricordato della vestaglia che mi aveva regalato Ruth per il mio trentacinquesimo compleanno, non l‘ho più messa da quando lei se ne è andata. Due volte all‘anno l‘ho fatta lavare, insieme ai vestiti che non uso mai e che nell'armadio, piegati o pendenti, aspettano pazientemente di essere regalati alla Croce rossa dopo la mia triste dipartita. A me sono sufficienti poche cose, basta che siano pulite e in ordine, non ho mai voluto spendere del tempo e della forza per decidere cosa indossare. Essere avvolto nella seta mi faceva bene, mi dava un sentimento di freschezza, di calore, anche se ero ingrassato negli ultimi anni e la pancia non era del tutto coperta dalla stoffa tenuta insieme a fatica dalla cintura. Nella posizione eretta le gambe mi traballavano, ma sono riuscito a prepararmi una tisana e con la tazza fumante fra le mani mi sono seduto al tavolo in cucina. Solo adesso mi è entrato nella coscienza che era giorno, che la pioggia era stata scacciata da un sole primaverile e che secondo la luce riflessa sul mio tavolo doveva essere tarda mattinata. Ero contento di vedere che l‘orologio del forno indicava che erano le 11:11.








Mit anderen Worten, wenn Sie die Uhrzeit 11:11 Uhr bemerken, ist es ein Zeichen dafür, dass Sie den gegenwärtigen Moment festhalten sollen. Leben Sie ihn voll und ganz aus, denn es ist der einzige Moment, in dem Sie handeln können, bevor er Ihnen entrinnt.


11:11 Uhr: Sie lieben jemanden zu sehr und könnten darunter leiden.
Botschaft Ihres Schutzengels: Geben Sie Acht, Menschen, die Ihnen nahe stehen nicht zu verletzen.