Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 20:

︎


Aiutami.





Ore 00:25


Caro Papà,

Non credevo di avere da dirti così tanto (vedi, Ruth aveva ragione: di nuovo inizio la frase con il no!). Diventa sempre più lunga la mia lettera e tutti questi pensieri rivolti a te mi hanno scombussolato totalmente il ritmo di sveglia e di sonno. Mi ero imposto un ritmo 4/4/4/4/4/4 come Giulio Cesare, e mi ha aiutato molto. È solo così che lui è riuscito a sviluppare il suo genio come condottiero. Solo ultimamente, per questa febbre, la tosse e tutti questi pensieri si è disfatta questa mia sequenza. È mezzanotte e mezza, secondo il mio schema dovrei dormire profondamente, ma io sono più sveglio come non sono mai stato nella mia vita. Penso tanto, e se da qui guardo indietro nel tempo, non è sbagliato dire che questa è la prima volta nella mia vita che penso veramente. E che capisco cosa significa: pensare. Ci vuole tanto tempo e tanta forza per pensare davvero e bisogna proteggersi da tutto il mondo che vuole invadere continuamente la tua intimità, che vuole distrarre la tua attenzione, cosicché non hai tempo e calma per pensare. Forse perché chi pensa diventa pericoloso, dato che pensando scopri cosa c'è dietro all'apparenza. Ci vuole del tempo per pensare, sì, e sembra che solo adesso, all'età di settantacinque anni riesco a capire cosa significa. Non è assurdo? Sarebbe la prima cosa da insegnare ai bambini a scuola, invece è l'ultima che scopriamo nella vita. Almeno io.
Tu hai mai pensato? Intendo, partendo da un pensiero sviluppandone un secondo, senza preconcetti, né distrazioni o risposte precoci; il secondo diventa un risultato del primo e poi, prendendo sul serio la conseguenza dal primo e dal secondo, creare un ponte al terzo, che si concretizza dipendendo dai primi due, poiché è il loro risultato.

La mia febbre è leggermente salita da ieri, 38,5. La tosse si sta calmando, ma continua a mancarmi l'aria. Avrei voluto comperare dell'altro sciroppo, oggi, ma ho dormito profondamente per tutto il giorno, sia le ore di sonno sia quelle di veglia sono volate via dietro una tenda pesante di sogni inquietanti. Dovrò andare a comperare lo sciroppo domani mattina, che è già oggi.
In questo periodo spesso mi prende una grande paura di morire. Non ho paura di essere morto, non mi spaventa quella cosa che sembra preoccupare tutto il mondo religioso. Spero per te che adesso abbia la vita eterna che così tanto desideravi, anche perché così puoi leggere la mia lettera. E forse puoi anche pensare, che adesso hai un bendidio di tempo. Chissà se ci sono tante distrazioni, nel tuo paradiso. E se no, chissà a che risultati arrivi attraverso il pensare, con tutto questo tempo a disposizione? La morte. La morte stessa per me è chiara, per niente mistica, ma banale. La mia paura è di morire, cioè di andarmene da qui prima di aver compiuto quello che è il mio compito. So che non c‘è compito datomi da qualcuno. Ma c‘è questo chiaro sentimento che io debba ancora compiere qualcosa di importante prima di attraversare il Grande Fiume. Qualcosa che questo virus potrebbe impedirmi. O forse segnalarmi. Devo solo riuscire ad alzarmi e a mettermi in movimento. È infinitamente difficile per me, quest’alzarmi, lo è sempre stato, e sì, avevo iniziato a scriverti per chiederti aiuto. Dove devo andare? Sono giusti i miei pensieri, saranno giusti i miei passi? Non lo so, non lo so, non posso saperlo. Avrei tanto desiderato che mi dessi delle risposte tu come persona, come vero padre. Non puoi darmele adesso?
Ho questo chiaro sentimento di aver bisogno di una verità, una verità che mi chiarisca la totale confusione che ho in testa. Aiutami. Ma non dirmi le banalità superficiali che ti hanno semplificato tutto, anche se a te hanno aiutato. Adesso sto chiedendo aiuto a te, a mio padre, alla persona. La verità non è in Dio. Son balle, e da qualche parte credo che lo sapevi anche tu. La verità sta in quello che è davvero, in quello che è stato davvero. È quella la verità da affrontare. Non so se ne ho il coraggio. Ma che altra scelta c‘è?

Papà, nella tua vita eterna sei così triste come ti sei fatto vedere nel mio sogno?