ore 09:35

Cinque bottiglie. Mi aiuteranno. Credo che me le abbia date perché oggi mi ha riconosciuto e perché sa che si può fidare di me. Signor Traugott, è sicuro di non volersi far vedere da un dottore? Cosa potevo rispondere? Che avevo 38,5 di febbre secondo il termometro del balcone? E che la tosse la riuscivo a calmare solo con dosi doppie di Makatussin? Che sotto la mia maschera avevo il continuo sentimento di asfissiare? Che non potevo credere a nessuno e a niente a parte ai miei pensieri che per la prima volta nella mia vita cominciavano a svelarmi il perché nascosto dietro agli specchi eretti intorno a me? Ho solo detto: E mi dia anche un termometro per la febbre per favore, vorrei sviluppare delle fotografie e devo misurare la temperatura del rivelatore. La farmacista ha messo le bottiglie e il termometro in un sacchetto e l’ha appoggiato sul banco, ha fatto tre passi grandi indietro quando mi sono avvicinato per pagare, la mia carta di credito ha toccato solo leggermente il terminale e il PIN 1979 l‘ho digitato con la manica della maglia tirata sopra la mano. Ma era sbagliato il PIN, perché credevo di averlo già cambiato sull’anno della pioggia, invece era ancora 1507, il giorno di nascita di Ruth. Mi sono subito accorto del mio errore, perciò ero in grado di correggere immediatamente e alla fine non ho perso più di trenta secondi per questo inconveniente. Ho salutato Alla prossima! dovevo dirlo forte, quasi urlare affinché si potesse sentire bene attraverso la mia maschera; potevo sembrare un cane che abbaiava, sono un pitbull!, mi è passato per la testa per una frazione di secondo, ma poi ho preso veloce il sacchetto di plastica e me ne sono andato.

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