Ore 6:45
🎧Ascolta Traugott:
Fa un po’ male il ginocchio, anche se la doccia fredda dopo l’allenamento aiuta molto. Da oggi alla mezz’ora mattutina di bicicletta devo aggiungere una mezz’ora serale. Adesso colazione e tre quarti d’ora di informazione. Comincia a mancare il cibo fresco. Frutta, verdura, latticini, pane. Dovrò presto andare a fare la spesa, le vitamine sono essenziali per una buona difesa. Andrò domani, così oggi mi preparo una lista ben fatta.
Faccio una colazione un po’ povera… ma mi aiuterà a perdere peso. Sono contento di aver smistato i giornali. Leggo solo quelli seri.
Ore 09:30
Traugott
6600 Locarno
Neue Zürcher Zeitung
Redaktion
Casella postale
8021 Zurigo
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Rif: titolo „Chi ha la precedenza al respiratore: il giovane criminale o la donna novantenne?“
Gentile signore, egregi signori, con disgusto ho preso nota di come il vostro giornale si diletti ad aprire un articolo sul difficile tema della triage. Questa problematica è già da alcune settimane amara realtà in Italia. Probabilmente presto anche i dottori in Svizzera dovranno affrontare il dilemma: a chi mettere a disposizione delle risorse vitali per superare la malattia? In altre parole: chi lasciar morire e chi salvare? La vostra intervista approfondisce il tema in maniera corretta.
Aber jetzt, Schluss mit lustig: Come osate formulare un titolo per quell’articolo degno di un Doktor Mengele? Non nomino quella bestia in maniera leggera: ma togliendo questo titolo dal vostro giornale e mettendolo su un manifesto pubblicitario, diventerebbe una dichiarazione orribile, sì, pur finendo con un punto di domanda, una dichiarazione di un livello così infimo che persino l’ala estrema destra dell’UDC ne arrossirebbe. E non dimentichiamo: è la loro specialità questo tipo di paragoni, questo tipo di triage. È una vergogna, è un disonore che osiate sbattere in faccia ai vostri lettori (ed ex-lettori come me!) così tante infamie in una sola frase. In quale tipo di cervello può farsi strada l’idea che una persona, giovane o no, che ha commesso „un crimine“ abbia solo un centesimo di grammo in meno di diritto alla vita a confronto di una persona che non ha commesso un atto criminale?
Fa vomitare questo tipo di insinuazione, fa vomitare.
Le dico come la penso: se lei, Signor Gerny, o chi è responsabile per questa infamia, finora non ha commesso un crimine, è soltanto fortunato. Non è né un suo pregio, né una sua bravura, nemmeno lei c’entra. È FORTUNA, ha capito? La fortuna di essere nato dove è nato. La fortuna di essere cresciuto come e dove è cresciuto. La fortuna di non essere (ancora) inciampato. Ma se un giorno dovesse inciampare, e le assicuro che non c’è nessuna certezza che questo non possa succedere, le auguro di cuore che non ci sia mai una persona al mondo che giudichi la sua vita meno importante di quella di un’altra persona che non ha (ancora) commesso un'infrazione della legge.
Per fortuna il Prof. Rütsche nell’articolo chiarisce questo -anche se lei non ha avuto le palle di porgli direttamente la domanda principale che sembra starle a cuore: come valutare la vita di un criminale. Perché allora osa sbatterla in faccia a delle persone civilizzate (le quali aprono il suo giornale anche con l’intenzione di civilizzarsi)?
È orribile constatare che in Svizzera sembra esistere questo tipo di fascismo latente, i pensieri e di idee degni di un Dottor Mengele. Non sapevo, tra l’altro, che per lunghi anni lui ha vissuto in Brasile, persino con il suo vero nome. Una specie di firma vivente per i suoi atti atroci commessi per il sistema nazista.
Gentile signore, egregi signori, con disgusto ho preso nota di come il vostro giornale si diletti ad aprire un articolo sul difficile tema della triage. Questa problematica è già da alcune settimane amara realtà in Italia. Probabilmente presto anche i dottori in Svizzera dovranno affrontare il dilemma: a chi mettere a disposizione delle risorse vitali per superare la malattia? In altre parole: chi lasciar morire e chi salvare? La vostra intervista approfondisce il tema in maniera corretta.
Aber jetzt, Schluss mit lustig: Come osate formulare un titolo per quell’articolo degno di un Doktor Mengele? Non nomino quella bestia in maniera leggera: ma togliendo questo titolo dal vostro giornale e mettendolo su un manifesto pubblicitario, diventerebbe una dichiarazione orribile, sì, pur finendo con un punto di domanda, una dichiarazione di un livello così infimo che persino l’ala estrema destra dell’UDC ne arrossirebbe. E non dimentichiamo: è la loro specialità questo tipo di paragoni, questo tipo di triage. È una vergogna, è un disonore che osiate sbattere in faccia ai vostri lettori (ed ex-lettori come me!) così tante infamie in una sola frase. In quale tipo di cervello può farsi strada l’idea che una persona, giovane o no, che ha commesso „un crimine“ abbia solo un centesimo di grammo in meno di diritto alla vita a confronto di una persona che non ha commesso un atto criminale?
Fa vomitare questo tipo di insinuazione, fa vomitare.
Le dico come la penso: se lei, Signor Gerny, o chi è responsabile per questa infamia, finora non ha commesso un crimine, è soltanto fortunato. Non è né un suo pregio, né una sua bravura, nemmeno lei c’entra. È FORTUNA, ha capito? La fortuna di essere nato dove è nato. La fortuna di essere cresciuto come e dove è cresciuto. La fortuna di non essere (ancora) inciampato. Ma se un giorno dovesse inciampare, e le assicuro che non c’è nessuna certezza che questo non possa succedere, le auguro di cuore che non ci sia mai una persona al mondo che giudichi la sua vita meno importante di quella di un’altra persona che non ha (ancora) commesso un'infrazione della legge.
Per fortuna il Prof. Rütsche nell’articolo chiarisce questo -anche se lei non ha avuto le palle di porgli direttamente la domanda principale che sembra starle a cuore: come valutare la vita di un criminale. Perché allora osa sbatterla in faccia a delle persone civilizzate (le quali aprono il suo giornale anche con l’intenzione di civilizzarsi)?
È orribile constatare che in Svizzera sembra esistere questo tipo di fascismo latente, i pensieri e di idee degni di un Dottor Mengele. Non sapevo, tra l’altro, che per lunghi anni lui ha vissuto in Brasile, persino con il suo vero nome. Una specie di firma vivente per i suoi atti atroci commessi per il sistema nazista.
Sperando che questo suo titolo in verità sia dovuto ad un momento di stanchezza, a una svista insomma. Se non fosse così: imperdonabile.
Con i miei più distinti saluti,
Traugott