Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 27:


Uno sguardo intelligente



Aprendo il frigorifero per prendere due zucchine e preparamele per pranzo, ho visto tutto questo burro e mi sono ricordato dei miei piani di impregnare la mia tuta e il cappello. Sembra che sia passata una vita da quando sono andato a comperare tutto questo burro. Ho cucinato le zucchine con una cipolla, il riso, mi sono seduto a tavola e ho osservato il vapore che saliva dal mio piatto e che veniva attraversato dai raggi del sole. Per la prima volta nella mia vita ho avuto il sentimento che vi è un senso nelle cose anche se noi non possiamo capirlo. Forse solo le poesie sono in grado di esprimere quello che è.  Riuscivo a mangiare solo molto lentamente, non so se era perché da diversi giorni non avevo più mangiato o perché questi fogli e quella busta mi stavano aspettando sul comodino in corridoio. Un attacco di tosse profonda mi ha scosso, emettevo muco solido. Sentivo due grandi sacchi pesanti bagnati al posto dei polmoni, ma quella tosse orrenda che mi stava asfissiando durante la settimana scorsa aveva terminato di torturarmi. Mi stavo sforzando di finire il poco cibo che mi ero preparato, ma spinto da una mano grande invisibile, mi sono alzato, molto lentamente ho portato il mio piatto alla mensola e sono uscito dalla cucina, per prendere il plico di carta con la grande busta.



Geburtsurkunde
(Standesamt Bochum-Mitte, Nr. 435 / 1945)

Ernst Wilhelm Blumer
ist am 16. Februar 1945 in Bochum, im Augusta Krankenhaus geboren.

Vater: Reisevertreter Heinz - Otto B l u m e r , geboren am 15.1.1906 in Dortmund, katholisch,
Mutter: Hildegard Anna Erika Blumer geborene Drews, geboren am 26. April 1916 in Bochum, katholisch

beide wohnhaft in Bochum Wiemelhausen, Hubertusstraße 7.

Änderungen der Eintragung: ——

Bochum, den 15. März 1945

Der Standesbeamte
Unterschrift
In Vertretung: Axtmann

Stempel:
Standesbeamter des Standesamts Bochum
Reichsadler mit Hakenkreuz



Di tutte queste informazioni non me ne faccio niente. L'unica cosa che il documento dice è che esiste un Signor Blumer in Germania, che è nato lo stesso mio giorno. Poi questa foto - per fortuna non si è rovinata. Un bambino come tutti, forse le guance un po’ più cicciotte. Sembra che sia la foto di questo Signor Blumer. Sì, potrebbe essere in Germania, ma strano che la mamma è vestita in questa maniera, con quel camice bianco. Assomiglia più ad un’infermiera. Ma non ha l’aspetto di malato, questo piccolo Ernst Wilhelm. Lo sguardo del piccolino è molto chiaro, anche se sembra assorbire un’atmosfera intorno a lui che non è la più entusiasmante. Sembra uno sguardo intelligente, che con concentrazione e con un certo splendore fissa qualcosa. Una luce? O una persona che gli parla? La sua mamma, se della sua mamma si tratta, lo guarda con riservatezza, staccata. Strano che nonostante la grande vicinanza riesca a creare una distanza. È triste, la madre? Forse, ma quello che si può dire con certezza è che non c’è felicità. Gioia. I neonati sanno tutto, ma come tutte le mamme anche questa sa qualcosa che il neonato non sa. Intuisce il suo futuro?




Alla fine non c’è niente da capire. Si pone forse un'unica domanda: perché io sono in possesso degli originali del certificato di nascita del Signor Blumer, e della sua foto da neonato in braccio ad una donna in camice bianco che lo fissa con un espressione fra compassione, orgoglio, riservatezza?

Certo, sono documenti fuoriusciti dal cofano di legno dei miei. Gli scritti all’interno li conoscevo, ma questa busta dev'essere uscita da una tasca che non avevo mai notato. Ma perché mai questi documenti dovrebbero essere fra le mie carte?

Una stanchezza enorme si butta sopra di me come un manto nero di feltro pesante. La forza sembra fuggirmi come l’aria da un pallone bucato, quasi di colpo si è espanso dentro di me un vuoto che mi rende impossibile qualsiasi movimento. Con grande fatica cerco di finire la mia tisana, e un’eternità passa finché finalmente con fatica enorme riesco ad alzarmi per tornare a letto. Lo trovo ancora nello stato della notte scorsa - o era quella precedente? - quando mi sono alzato fuggendo dai miei incubi. Non ho la forza di cambiare la biancheria da letto, avvolto nella mia vestaglia come un cane mi arrotolo fra lenzuola e coperte e cado in un sonno di piombo.