Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 28:

︎


Traugott il poeta - Live




Dopo aver toccato l’abisso, Traugott redivivo sente il richiamo per la poesia. Osserviamolo nella sua creazione lirica.


Di seguito vi proponiamo la registrazione della diretta del 28 aprile di Traugott










Sono stato molto malato negli ultimi tempi, e quattro giorni fa sono caduto giù dalle scale. Sono precipitato nel vuoto, nel vero senso della parola. Sentivo terribili dolori al ginocchio, alle braccia, alla testa, dappertutto, faccio ancora fatica a muovermi. Devo stare lunghe ore a letto. Adesso mi sono alzato per un momento, per poter stare con voi.

In questi giorni, non potendo muovermi tanto, e riflettendo molto, ho riscoperto il mio amore per le poesie. Mi sono sempre piaciute, già da ragazzo le leggevo e ne scrivevo. Cercavo di trasformare le parole in qualcosa di bello, di diverso, cercavo di descrivere i miei sentimenti. Scrivendo, mi sentivo meno stupido. E adesso le ho riprese in mano, e ne ho scritta qualcuna.

Con la poesia anche la tristezza diventa bella.





Questa poesia corta l'ho scritta l'altro ieri quando ero seduto in cucina. Ero tornato dalla cantina, mi ero docciato, iniziavo a stare un po' meglio.

Stato d'animo


Il raggio del sole trafigge il cuore buio.
Caccia la nube di zolfo e la trasforma in polvere d'oro.
Il tempo che fugge nella disperazione
torna quando la tristezza evapora.



La seguente poesia l'ho scritta ieri, in seguito al mio incidente di quattro giorni fa. Mi sono successe tante cose in questo ultimo periodo, non so a voi. C'era un momento che credevo di morire.

Frantumarsi


Frantumarsi in mille pezzi
Perdere la coscienza
Sanguinare dalla mano
Destra
Sciogliersi in dolore in angoscia in lacrime calde
Con il ginocchio che pulsa come dovrebbe pulsare il cuore
Ma il cuore si è fermato

In delirio rivedere chi è morto e chi è vivo
Parlare con lui e con lei e con loro
Fare domande urgenti
Ricevere risposte mute

La febbre che ti spinge verso il trapasso, verso la soglia per l'eternità
Ma questa volta
Non la oltrepassi
Questa volta
Non ancora


Una poesia per una donna per me importante.

L'ho scritta nell'anno 2000, quando tutti erano felici e festeggiavano il nuovo millennio ma io ogni mattina mi svegliavo triste.

Era in primavera, il nuovo millennio era appena cominciato. Ma io non riuscivo a mettere la parola fine a quelli che sembravano i mille anni passati.

Forse non ci sono riuscito fino a oggi.

Ruth


Perché
Perché, perché, ma perché
Non hai a me
regalato nessun bebè?

Avrei persino donato il mio permesso
Non c'era bisogno di fare il pesce lesso
Bastava un istante un po’ giocoso
Con un virile e volonteroso

donatore che con il suo detonatore

Avrebbe per una notte condiviso il tuo amore.

Saresti stata felice e appagata
Il virile ti avrebbe un poco amata
E io la prole l'avrei abbracciata

Perché
Perché, perché, ma perché?


Questa poesia l'ho trovata nel mio Lesebuch della Sekundarschule Büelwiesen. Nella nostra classe c'era una ragazza che mi piaceva. Si chiamava Regula ed era seduta davanti a me. Era molto bella, e io potevo sempre guardarla senza che lei si accorgesse. Solo da dietro, ovviamente. Era il 1960. Non avevo il coraggio di rivolgerle la parola o di esprimere persino i miei sentimenti. Ma una volta, durante la lezione di tedesco, di mia iniziativa ho chiesto al professore se potevo recitare una poesia. Mi sono alzato, sono andato davanti alla classe. Sapevo la poesia a memoria, ma per sicurezza avevo preso il libro con me. Volevo dirla guardando diritto in faccia Regula. Ma ero così nervoso che alla fine non riuscii a staccare il mio sguardo dal libro mentre la recitavo.

Regula non ha mai saputo dei miei sentimenti per lei. È poi diventata segretaria alla Landis und Gyr, e poco dopo ha sposato uno dei direttori junior. Forse meglio così.


Alla fine dell'anno, ho preso un tre e mezzo in tedesco.

Ecco la poesia di Heinrich Heine

Si intitola:


Wenn ich bei meiner Liebsten bin


Wenn ich bei meiner Liebsten bin,

Dann geht das Herz mir auf,

Dann bin ich reich in meinem Sinn

und biet die Welt zum Kauf.

Doch wenn ich wieder scheiden muß

Aus ihrem Schwanenarm,

Dann schwindet all mein Überfluß,

Und ich bin bettelarm.


Ho fatto ieri una traduzione in italiano, per voi. Ho cercato di trasportare in italiano lo schema di rima alternata ABABABAB che Heinrich Heine ha utilizzato nella sua versione originale.


Quando sono dalla mia amata


Quando sono dalla mia amata

Si apre il mio cuor fino in fondo

Allora son ricco nella mia anima dorata

E offro di comperare il mondo

Ma quando devo ripartire

Dalle sue braccia di cigno e dire addio

Di tutta la mia ricchezza non rimangono che due lire

E povero come un mendicante sono io.


Questa è un elogio ad un'attività invisibile e molto sottovalutata. Almeno da me. Fino a un attimo fa.

Pensare


Pensare.
Avere un pensiero. Poi un altro.
Rimanere immobile. Non disturbarli.
Fare spazio.
Permettere l‘arrivo di uno nuovo. E del suo compagno.
Non muoversi.
Unirli.
Connetterli.
Dividerli: se sì, conseguenza. Se no, conseguenza.
Nutrire la nascita dei loro bambini.
Aspettare pazientemente.

Ci vuole tempo. E calma. E concentrazione.

Per trovare cosa? Cosa? Cosa?


Questa poesia l'ho letta per la prima volta nel 1995. Stavo compiendo i cinquant'anni. Ero da solo, e per festeggiare volevo andare a cena in un ristorante. Stavo tornando a casa dal lavoro, e mi sono detto, forse sarà un po' strano se mi si vede in un ristorante seduto da solo, per il mio compleanno. Allora mi sono detto, forse dovrei avere un regalo, e sono entrato in una libreria.

Poi ho pensato, per il compleanno, cosa sarebbe giusto? Fumetti no, neanche un giallo. Mi sono sempre piaciute le poesie, e allora ho guardato sotto Poesia, e ho trovato Hölderlin's gesammelte Werke. Ho preso questo libro con me a cena, e, dopo aver ordinato Zürcher Geschnetzeltes e due decilitri di Merlot, ho tirato fuori il mio regalo. Ho iniziato a leggere, e quando sono arrivato a questa poesia, ho iniziato a piangere. Mi vergognavo tanto, un uomo, da solo a un tavolo, che piange. Forse gli altri non avevano capito che compivo 50 anni, meno male.

La cosa strana è che non sapevo minimamente perché piangevo, da dove venivano queste lacrime.

Sapevo solo che c'entrava con questa poesia.


Auf den Tod eines Kindes


Die Schönheit ist den Kindern eigen,

Ist Gottes Ebenbild vielleicht, -

Ihr Eigentum ist Ruh und Schweigen,

Das Engeln auch zum Lob gereicht.

Die Schönheit ist den Kindern eigen,

Ist Gottes Ebenbild vielleicht, -

Ihr Eigentum ist Ruh und Schweigen,

Das Engeln auch zum Lob gereicht.


Avrei voluto avere dei bambini.

Niemand


Ich bin

Ein Niemand.

Ich bin

Ein Niemand der niemanden kennt.

Ich bin

Ein Niemand der niemandem bekannt ist.

Ich bin

Ein Niemand der mit sich selbst nichts weiss anzufangen

Nichts weiss aufzuhören

Nichts weiss.


Ich bin

Ein Niemand

Der keine Spur hinterlässt.

Ich bin ein Niemand.



Nessuno


Io sono

Un nessuno

Io sono

Un nessuno che nessuno conosce

Io sono

Un nessuno che da nessuno è conosciuto

Io sono

Un nessuno che non sa da che parte cominciare

Non sa da che parte finire

Non sa niente.

Io sono

Un nessuno

Che nessuna traccia lascia

Un nessuno sono.


Per terminare vorrei leggere questa mia poesia che si intitola:

Sono.


Sono
Nel posto sbagliato
Al momento giusto

Sono
Nel posto giusto
Al momento sbagliato

Sono
A casa
Quando dovrei essere fuori

Sono Uomo
Quando dovrei essere donna

Sono
Ignorante
Quando dovrei sapere

Sono
In coma
Quando dovrei essere sveglio

Sono
Sveglio
Quando dovrei dormire

Sono
Anziano
Quando dovrei essere giovane

Sono

Sono
Morto
Quando dovrei vivere

Sono
Vivo
Quando dovrei essere morto

Sono
Da solo
Quando dovrei essere con te.


Ho pensato di scrivere una posia per voi, in diretta.

Ecco:

Dio

Dio non c‘è

Esiste soltanto

Nel mio nome.