Traugott

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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Traugott, giorno 40:


Glück



Oggi mi sveglio con la prima luce. È bello vedere sorgere il giorno. L'aquila appollaiata sul fondo del mio letto mi guarda, aspettando di essere cibata. Ma non mi intimorisce. So quanto sia importante per me, perché senza ricompensarla non potrei iniziare a sgomberare le macerie. Devo prendere una decisione importante oggi, per la quale lei pretende un tributo. L’altro giorno, scrivendo una poesia sulla verità, ho guardato da dove provenisse la parola decisione, e ho scoperto che viene dal latino decisio, che significa tagliar via, porre una fine. È giusto. Decidere fa male.
La testa dell’aquila inizia a muoversi a scatti, brividi si propagano nell’impennatura lucida, dalla nuca attraverso le ali fino alla coda. Con un salto subitaneo si getta sul mio corpo sdraiato e il suo becco sapiente si infila nelle profondità del mio ventre. Afferrata la sua preda, si rialza. Per un momento i suoi occhi marroni, vitrei incontrano i miei. Due potenti battiti d'ali e vola sul comò per inghiottire il suo boccone. Le aquile, come tutti i rapaci, immobilizzano la loro preda con gli artigli per poi mangiarla viva. La mia pancia si rimargina e so che il mio fegato ricrescerà, per essere nuovamente disponibile alla prossima occasione. Fa male decidere, sì. È per questo che si evita.
Mi alzo, faccio una doccia. È domenica.


Dopo colazione continuo a leggere Saufutter. Tutto quello che c‘è scritto in questo libro mi tocca profondamente. Arrivo al punto in cui il protagonista a notte fonda riesce finalmente a fuggire dalla fattoria e per diversi mesi vive in una capanna che si è costruito nel bosco.
Poi a causa del primo freddo scrive Essere vestito è meglio che essere nudo. Mangiare poco è meglio che morire di fame. Avere un asciugamano sporco è meglio che non asciugarsi. Avere una mucca per scaldarsi è meglio che patire il freddo. Vivere è meglio che essere morto.  Decide quindi di lasciare il bosco per andare nella piccola città e annunciarsi al posto di polizia.
Una forte commozione improvvisa mi provoca grosse lacrime che non riesco a trattenere, e mi rendo conto di quanta fortuna abbia avuto io. Che non sono morto nei bombardamenti o sotto le macerie della guerra. Che non sono stato abbandonato, ma che qualcuno mi ha trovato e che delle donne si sono prese cura di me. Che mi hanno dato da mangiare, che mi hanno dato calore, che mi hanno pulito. E che mio papà Ruedi e mia mamma Sophie mi hanno preso con loro e mi hanno fatto crescere. Mi è mancato amore da parte tua, papà, sì. Ma chissà, forse tu non ne avevi ricevuto abbastanza, per poterlo poi dare ai tuoi figli, a chi ti è stato vicino. Solo adesso capisco perché continuavi a ripetere Dio è amore! Era questa la tua verità. Quel tuo Dio, anche se povero e semplice e spesso brutale, era tutto l‘amore di cui disponevi. E quell'amore ce l‘hai donato tutto.



Adesso comprendo l‘attacco dell‘aquila di stamattina. La tomba.

Io vi tengo ancora con me, qui sulla terra. Ci prendiamo ancora del tempo insieme, va bene? Ti parlerò, papà, vi parlerò, e verrò anche a visitarvi. Non l‘ho più vista la tomba, da quando sono partito da Winterthur.

E poi, a un certo punto dovrò anche decidere dove andare a sdraiarmi io, per l‘eterna notte.

Forse il versamento per il cimitero di Winterthur può attendere fino all’arrivo della risposta dall‘archivio di Berlino, così, se devo pagare una tassa anche a loro, potrei fare i due pagamenti in una volta sola.



Finisco di pranzare. Un branzino al forno. Guardando lo scheletro scarnato del pesce, rifletto sul fatto che in tedesco fortuna e felicità sono la stessa parola: Glück. D'improvviso una scampanellata mi spaventa a morte. Faccio persino fatica a capire cosa sia quel suono forte e metallico. Da quanti anni il mio campanello è inattivo? Il mio primo impulso è di nascondermi, di far finta di non esserci, di non esistere. Quando suona una seconda volta, io, invisibile, nascosto dietro alla porta della cucina, trattengo il fiato. Il mio sguardo cade sull’orologio del forno: le 14:14. Dopo una lunga pausa suona una terza volta e penso forse è meglio aprire, altrimenti credono che mi sia successo qualcosa e sfondano la porta. Poi mi passa per la mente che possa essere Urs Leisibach poiché, esclusa Ruth, è l‘unica persona a conoscere il mio indirizzo. Che possa essere Ruth non lo prendo nemmeno in considerazione, dal momento che le ho appena scritto la lettera d‘addio.
Buongiorno, Signor Traugott! Ci scusi tanto. Spero non stia facendo un pisolino e non la stiamo disturbando! Sono la sua nuova vicina. Al mio cospetto una giovane donna con l‘aria un po‘ imbarazzata. Il suo viso mi sembra familiare. Di fianco a lei una bambina di forse quattro anni, con le mani piene di farina. Oggi è la giornata della mamma e insieme alla mia piccola Emma volevamo preparare una torta. È solo... che ho dimenticato di comperare il burro. Non avrebbe per caso un panetto da duecentocinquanta grammi da prestarci?
Non oso immaginare la mia faccia allibita al suo cospetto.
In quell'istante un forte fruscio proveniente dalla mia stanza mi fa volgere di scatto la testa. L’aquila sul comò batte le ali e mi fissa. Abbassa il corpo e attraverso la finestra spalancata per arieggiare l'appartamento chiuso da mesi, spicca un formidabile salto, si lascia prima cadere, poi aprendo le maestose ali prende quota, su, sempre più su, finché rimane solo una minuscola onda che si staglia contro una nuvola bianca.

Scusi signora, ha detto burro?


🎧 Ascolta Traugott:



La verità.

Decidere
Di guardare in faccia
La verità
Provoca paura ansia bugia bugia bugia

Paura ansia bugia bugia bugia
Rendono
Impossibile
Guardare in faccia la verità la verità la verità

E nasce
Un mondo triste oppresso credente sommesso
Soltanto
Per evitare il dolore
della decisione
Di guardare in faccia
La verità

Che è una sola.