🎧Ascolta Traugott:
Faccio fatica a dormire. Sono le 22:37, dovrei dormire da oltre mezz’ora. È la prima volta che mi succede in queste due settimane da quando ho cambiato ritmo di sonno. Mi gratta la gola. Credo di aver preso freddo due giorni fa o tre, sulla bicicletta. Dovrei forse iniziare a fare gargarismi con acqua e sale. Cosa faccio se ho il Corona? Non faccio niente. Rimango a casa. Non lo dico a nessuno. A chi lo potrei anche dire. Resto qui. Un po’ di aspirina ce l‘ho, non molto altro. E se devo morire, muoio. Mi troveranno dopo settimane, quando la puzza diventerà insopportabile. Fuori luogo anche nella morte. Da sempre ho questo sentimento di essere spiazzato. Deplatziert. Come se io sempre fossi la persona sbagliata, al momento sbagliato e nel posto sbagliato. Per tutta la mia vita ho cercato di fare le cose per bene, in maniera giusta, di non fare errori, ma questo sentimento di essere fuori posto non mi ha mai lasciato. Già da bambino, con i miei genitori. Anche se dalla nascita ci hanno vaccinato con la loro religiosità, io mi sentivo sempre come un pesce fuor d'acqua. Amen qui e Amen là e sempre e per tutto veniva applicata la volontà di Dio invece dei propri bisogni e desideri. Oggi riesco a pensare queste cose, ma ai tempi sentivo solo quella cieca rabbia salire dentro di me quando dovevo pulire il bagno perché Dio vuole che tutti facciamo i nostri compiti. Poi, se non l’avevo pulito il bagno, o se si vedevano ancora delle ombre di strati scuri nella vasca, la sera davanti a papà, dovevo mettermi con i pantaloni giù e inchinarmi sulla sedia.
Obbedire a Dio è il comandamento principale. Se manca l‘obbedienza, la discesa all‘inferno è programmata! E giù cinghiate. Quella volta erano solo cinque, ma per reati più gravi si arrivava anche fino a venti. Avevo solo sette anni, allora. Poi, dai dieci in su durante la settimana dovevamo scrivere le singole disobbedienze in un calepino, e di domenica, dopo la messa, consegnarlo a papà che sommava i punti, ci ordinava di calare le braghe e di inchinarci su due sedie. Prima le prendeva Daniel, poi io, il più piccolo. È Dio che vuole che venga punito chi commette reati! Questi colpi sono la vostra salvezza! Fanno male a me come fanno male a voi!
- Non avrai altro Dio fuori di me: facile, già non mi interessi tu, figuriamoci gli altri. Ma come, un Dio che ha paura della concorrenza? Dove sono la tua unicità, grandezza, perfezione? E nell’ipotesi che tu ci fossi, saresti proprio un essere brutale che inventa tumori al cervello e un virus per far fuori un millione di persone deboli. Dove starebbe la tua grande compassione? Sei persino geloso degli altri dei. O forse provi invidia. Non testimonia proprio una magnifica grandezza di spirito.
- Non nominare il nome di Dio invano: facile. Non lo nomino mai.
- Ricordati di santificare le feste: semplice, non si lavora e i negozi sono chiusi, ci si accorge subito. Un po’ meno in questo periodo. In questi giorni dovrebbe essere Pasqua. Il Signore che è uscito dalla tomba, la resurrezione. Forse oggi invece sarebbe obbligato a rimanere chiuso nella sua tomba, dobbiamo rimanere dentro tutti, se no che solidarietà sarebbe? Persino suo padre lo obbligherebbe di rimaner chiuso dentro, per paura di spargere Covid nei cieli, durante la sua ascesa. E infettare lui stesso, il più anziano di tutti. O, prima di farlo entrare in cielo, lo obbligherebbe di stare in quarantena per due settimane, nel purgatorio per esempio...
- Onora tuo padre e tua madre. Questa non l'ho mai capita. Esisteva gente che picchiava i genitori, invece di dire buongiorno e buon appetito? Si sì, li onoro. Erano delle brave persone. Piene di paura. Come me, poi.
- Non uccidere: non mi è tanto difficile. O meglio: è importante uccidere senza farsi beccare. Io, infondo, ho già ucciso tutti. Sono rimasto solo.
- Non commettere atti impuri: non ho mai avuto quel grande bisogno. Durante il matrimonio con Ruth l’abbiamo commesso poco, l’atto impuro. E quelle poche volte che l’ho commesso dopo che Ruth se ne era andata, le donne coinvolte erano comunque d’accordo con l’impurità dell’atto. Hanno così poca importanza, guardando indietro, gli atti impuri.
- Non rubare: facile. Sono troppo fifone. Che figura se mi beccassero!
- Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo: e perché dovrei? E, sopratutto, non ho un prossimo.
- Non desiderare la casa del tuo prossimo... né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo: va bene. Non le desidero. Che poi portano solo grattacapi e complicazioni le proprietà.
Alla fine, vedi, sono un santo, senza un dio.
Mi sa che un comandamento l‘ho dimenticato. Ma non mi viene in mente...
Deglutire fa proprio male. Non vorrei morire adesso. Penso che qualcosa avrei ancora da compiere, prima, ma non riesco a vedere cosa. Forse dovrei ancora aggiustare qualcosa, trovare un'uscita da quell'inferno che mi sta arrostendo a fuoco lento da decenni. Trovare il posto giusto... quando mi sveglio dovrò fare i gargarismi. Saranno le 2:00 di notte. Dovrò trovare una maniera silenziosa di farli.