Traugott, giorno
25:
Ernst Wilhelm Blumer
Mi rotolo per raccogliere il plico di carte fuoriuscito dalla cassetta spaccata. Nel ginocchio destro un chiodo grande da crocifissione mi blocca mentre urlo, minuscole lacrime si raccolgono negli angoli esterni degli occhi. Riesco ad afferrare le carte in totale desolazione. Afferrato il mazzo mi appoggio con la schiena all’angolo del muro e cerco di capire di quali documenti si tratti. Scritture vecchie, geroglifici, lettere cuneiformi? Calligrafie di tempi passati, difficilmente decifrabili nella cantina buia, senza occhiali e con occhi che nuotano in troppa acqua. Trovo una busta grande, non chiusa, con dentro quello che sembra un documento originale. Non vorrei imbrattare la carta antica con il sangue della mia mano, sembra un certificato di nascita di una persona di nome Ernst Wilhelm Blumer, nato il 16 febbraio 1945 a Bochum. Testa e mano pulsano nello stesso ritmo, devo chiudere gli occhi e vedo masse di cerchi verdi e rossi di ogni grandezza viaggiare ad alta velocità in un universo nero, vuoto e di una temperatura sullo zero assoluto. Devi avere un fratello gemello una voce mi dice che con fatica identifico come la mia. Cerco un appoggio, il mio corpo ha iniziato a tremare, sento un freddo profondo. Devo riuscire ad alzarmi. Il chiodo enorme che sembra attraversare il ginocchio, la mano ferita, la testa pesante piena di filo spinato attorcigliato mi vogliono tenere a terra, ma centimetro per centimetro riesco ad erigermi.
Quest'operazione è terribile.
È come lasciare la carcassa di un cadavere, dopo che uno schiaccianoci ha frantumato la sua corazza e ha depositato, in un mondo crudele e avverso, un bruco nudo e indifeso. Sento freddo, ma questo freddo mi circonda, non è più dentro di me. Inchinarmi per raccogliere le carte è molto doloroso. Durante il movimento brusco per rialzarmi, una fotografia scivola dalla grande busta. Cade nel piccolo stagno sotto di me, cerco di affrettarmi per afferrarla, ma mi ci vuole del tempo per inchinarmi di nuovo, tempo infinito in cui vedo galleggiare la faccia di un bebè. Finalmente sono di nuovo eretto. Un bambino ben nutrito spicca in questa foto vecchia in bianco e nero, in braccio a una donna che potrebbe sembrare sua madre, se non fosse vestita con una specie di camice bianco. Dietro di loro, su una mensola, una bambola, un orsacchiotto e un gattino nero.
Giro la fotografia, c’è una scritta in lapis e con tanta fatica decifro la calligrafia di una donna: Ernst Wilhelm Blumer, nato il 16 febbraio 1945.
Adesso, prima cosa da farsi, devo riuscire a risalire le scale.