Caro Papà,
Il mese scorso si è festeggiato il 19 marzo San Giuseppe, festa del papà. Avevo iniziato una lettera che non ho terminato. L'ho ritrovata sotto le scartoffie e ho deciso di finirla.
Avevo deciso di onorarti in quella solitaria giornata primaverile con un cielo blu cucinando una pietanza che ti sarebbe piaciuta. Ti avevo preparato spaghetti all’Amatriciana. E li ho mangiati in tuo onore.
Carlo, eri più vecchio di mamma di 12 anni e forse per questo più saggio. Avresti 92 anni e saresti pronto per essere divorato dal virus, anche perché sei stato un accanito fumatore. Ho recuperato la tua foto da giovane, quella in bianco e nero, fatta da un fotografo, la foto che preferivi. Sei un giovane molto piacente dai lineamenti fini quasi femminili, forse è questo che ha sedotto mamma?
Carlo, eri più vecchio di mamma di 12 anni e forse per questo più saggio. Avresti 92 anni e saresti pronto per essere divorato dal virus, anche perché sei stato un accanito fumatore. Ho recuperato la tua foto da giovane, quella in bianco e nero, fatta da un fotografo, la foto che preferivi. Sei un giovane molto piacente dai lineamenti fini quasi femminili, forse è questo che ha sedotto mamma?
Avevi quasi trent’anni quando l’hai conosciuta e lei solo diciassette. Tu probabilmente sei stato attratto dalla sua giovinezza e dal suo temperamento focoso. Forse addirittura pensavi che essendo più anziano di lei avresti potuto domarla invece alla fine è lei che ha domato te. E io sono stata l’impiccio che ti ha costretto a sposarla. Voleva il maschio e invece le è rimasta una femmina buona a nulla. Anche tu l’hai delusa, ti voleva dirigente della ditta di ferramenta in cui lavoravi ma a te non importava. Tu volevi restare commesso e stare a contatto con la gente. Non volevi comandare gli altri. Ti piaceva il tuo lavoro e trovare le soluzioni per i clienti più esigenti. Ed eri amato e rispettato. In fondo avevi una mente da inventore geniale ma non te ne sei accorto. Se tu avessi patentato le tue trovate ingegnose io oggi sarei ricca. Tua madre è morta l’anno prima che io nascessi, forse questo lutto ti ha spinto fra le braccia della mamma. E tuo padre non lo hai mai conosciuto. Figlio di NN. Nullum nomen.
Questa è stata la tua più grande croce. Ma io non avevo accesso a questa tua grande ferita. Ero troppo occupata a leccarmi le mie. Mi sentivo tradita quando non riuscivi a difendermi. Vedevo i tuoi dolci occhi nocciola abbassarsi e la tua espressione di impotenza mi feriva. Eppure amavi la mamma. Malgrado tutto. Forse era solo ammirazione per quel suo carattere indomabile. E hai scelto di morire attorniato dai tuoi amici al bar, lontano da casa perché quella era la tua vera casa, in cui potevi esprimerti libero.
Un infarto. Secco. Hanno telefonato a casa. Sono io che ho risposto. Non ho sentito nulla. Come se già sapessi e attendessi con calma questo momento cruciale nella mia vita. Zero. Il cervello in pappa. Il circuito spento. Nessuna emozione. Solo dopo nella mia stanza le lacrime sono scese da sole, lentamente, come se fossero di un’altra.
Avrei tanto voluto cogliere il tuo ultimo respiro per essere pronta quando esalerò il mio
Avrei tanto voluto cogliere il tuo ultimo respiro per essere pronta quando esalerò il mio