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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Giorgia, giorno 28


De-Mut



Caro Quaderno Giallo!

Da bambina ero convinta di molte cose che a me sembravano ovvie. Come del fatto che la maestra dell'asilo si chiamasse signorina Dora perché aveva un dente d'oro che si illuminava quando parlava. O che il micino, nome dato da una bambina all’asilo a una gemma interamente ricoperta di peluria, avvolta nel mio fazzoletto di stoffa, una volta cresciuto, sarebbe diventata un gatto. Così credevo che il nome tedesco Demuth si scrivesse De-Mut, e volesse indicare che De non può parlare.

Avevo iniziato a sentire quel nome da mia nonna Adelina quando ero ancora una bambina. Una volta mi appropriai del calendario perpetuo da tavolo per giocare e mia nonna mi fece una romanzina. Mi disse che quello era l’unico ricordo di una sua cugina morta in guerra, De-Mut, era una reliquia, cioè qualcosa di prezioso, sacro, da non toccare. Non era un giocattolo, e guai a te perché De-Mut, dall’alto dei cieli ti vede e piange. L’immagine di un angelo senza parole con quel nome così complicato, che piangeva dal paradiso per colpa mia, era bastata a convincermi a non profanare più quell’oggetto inviolabile.


La storia di De-Mut mi aveva molto toccata quando ero ragazza. A 12 anni chiesi a mia nonna perché quel calendario era sempre fisso sulla data Friday 13 April e perché non lo usava come tutti i calendari. Mi spiegò una parte della storia di De-Mut. Quel calendario non era solo di sua cugina, lo avevano comperato insieme lei e una sua amica durante la seconda grande guerra. Lo avevano trovato da un rigattiere che rivendeva articoli di seconda mano. Malgrado la scritta fosse in inglese, la lingua del nemico per loro In quel periodo, avevano deciso di dividersi la spesa e di metterlo sul comodino che usavano in comune. Così quell’oggetto Art Deco abbelliva la stanza che condividevano. Si trovavano a Langeneichstätt in quel momento. Si alternavano ogni giorno a cambiare la data ed erano risatine e grida di giubilo il giorno dell’avanzamento del mese. Si erano conosciute presso la comunità cattolica e cristiana Quickborn a cui aderivano i loro genitori. Erano poi confluite per ordine di cose nella gioventù hitleriana e si erano ulteriormente affiatate. Si volevano bene come sorelle siamesi, non riuscivano a stare l’una senza l’altra e cercavano di poter essere unite nelle operazioni del gruppo giovanile a cui erano state assegnate. Potevano confidarsi ogni segreto, erano giovani, piene di vita, all'oscuro di tante brutture che accadevano, insieme non avevano paura del futuro e vi era come una sorta di simbiosi per cui si sentivano protette e invincibili.


Si aiutavano in ogni circostanza e non provavano nessun sentimento di invidia. Fra loro non vi era competizione per il fatto di essere carine e piacenti. Si confidavano il nome del prescelto del momento e se per caso il nome era il medesimo ridevano come due bambine che vogliono cogliere dall’albero la stessa mela. Nulla avrebbe potuto dividerle e si ripromettevano che se si fossero sposate la loro amicizia non si sarebbe mai interrotta qualunque cosa potesse accadere. E sognavano ad occhi aperti il loro futuro radioso e così procedevano come due angeli puri e ignari in mezzo all'orrore di una guerra che da vincente si era tramutata in perdente. Dovettero dividersi il 13 aprile del 1945. E per sempre. De-Mut si era svegliata con un gran peso sul cuore. Il letto della sua amica era vuoto e intatto. Probabilmente rifatto. Tutto pareva nella normalità sennonché mancavano la sua borsetta e le sue scarpe. Lei sparita. Sembrava uscita molto presto e il calendario era stato cambiato come dai patti. Sapevano che gli Americani quel giorno sarebbero arrivati e tutti ne erano profondamente terrorizzati.


E poi?

La sua amica era proprio morta quel giorno e per De-Mut era stata una tragedia. Era stata ritrovata senza vita fuori, in campagna, dietro a un casolare. Lei aveva dovuto occuparsi di tutto e spedire a casa gli oggetti personali alla famiglia. In una lettera di accompagnamento che le era costata tante lacrime e innumerevoli fogli a brutta copia avvertiva con parole dolci la scomparsa di quella ragazza adorabile di soli 22 anni. Per lei era come fosse morta una sorella e non si era più ripresa. Una parte di De-Mut se ne era anche andata il 13 aprile. Aveva tenuto il loro calendario per sé. Non aveva più voluto cambiare la data in ricordo della sua gemella celeste. Restava a lungo immobile a fissare quelle cifre morte mentre rivedeva il volto radioso dell’amica, il cuore si scioglieva e non poteva trattenere i singulti. Spesso lo accarezzava sapendo che lì sopra vi erano state per l'ultima volta le mani della sua tenera amica. Le accadeva di sentire le lacrime rigarle il volto rivedendo il negozio del rigattiere o il prato in cui si sdraiavano a cantare e a raccontarsi quella vita che era già volata via. Alla ricorrenza annuale metteva dei fiori e accendeva una candela in onore di quel suo angelo che l'aveva abbandonata troppo presto.


De-Mut non ce l'aveva fatta. Dopo tre anni un brutto male se l'era portata via. Si era sposata con un uomo più vecchio di lei per sentirsi protetta ed era rimasta al sud. Ma il mal di vivere era penetrato in lei il 13 aprile del 1945 e non l’aveva più abbandonata. Aveva rosicchiato lentamente la gioia, la spensieratezza, la forza di reagire a tutto ciò che i suoi occhi chiusi non avevano visto. La guerra le era parsa improvvisamente in tutta la sua perversa brutalità come una macchina assassina che fa soccombere vittoriosi e vinti. Aveva potuto vedere l’inferno farsi terreno e l’umano farsi bestia immonda compiendo barbarie su tutti i fronti. Non aveva più cantato.

Siccome nonna Adelina era riuscita in qualche modo a penetrare quella corazza di dolore e le era stata molto vicina confortandola, De-Mut le aveva lasciato in eredità l'oggetto a lei più caro. Promettimi che ogni anno farai lo stesso al posto mio era stata la sua preghiera.

Io piangevo come una fontana quando mi raccontava la storia di De-Mut e ci vedevo riflessa la mia storia desolante di adolescente sola, con la paura che qualcosa o qualcuno potesse portarmi via l'unica persona che amavo e che mi amava veramente, Claire. Anche io ne sarei morta.

Di fatto ne morii, ma molto più tardi.


🎧 Ascolta Per Demuth-Infinitum di Giorgia