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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Giorgia, giorno 4

︎


Lettera prioritaire



Cara Mamma,

Spero che tu comprenda la gravità della situazione e del perché non possa venire a trovarti. Semplicemente non mi permettono di entrare nella casa per anziani perché è troppo pericoloso per voi. Potrei essere portatrice del virus senza saperlo e potrei attaccartelo. E tu sei altamente a rischio. Spero che la lettera possa giovarti perché al telefono non sono riuscita a fartelo capire. La tua voce rotta e la tua domanda ripetitiva perché non vieni? Perché non vieni? Perché non vieni? mi hanno fatto venire il magone.






Vorrei stringerti fra le mie braccia perché ora sei tu la bimba che ha bisogno di carezze e di essere rassicurata. Anche se onestamente non mi ricordo i tuoi abbracci... so che non puoi capire, che la tua mente vaga come una biglia in un labirinto senza via di uscita. Mi consola il fatto che ora hai il tuo Gustavo da abbracciare e forse ti basta. Ti basta aver concretizzato in quel bambolotto il grande sogno della tua vita, avere un figlio maschio. E poterlo chiamare come tuo fratello. Quel fratello morto a 25 anni per polmonite. Era andato a ballare alla solita balera. Dopo innumerevoli piroette tutto sudato aveva trangugiato una birra ghiacciata e per questo era morto. Questa la sentenza di morte di Gustavo, tramandata di generazione in generazione. E tu lo hai cercato per il resto della vita. Ti sei detta: me lo hanno tolto e allora io lo ricostruisco. Lo plasmo. Avrò un altro Gustavo da amare. E invece sono arrivata io. E dopo di me il vuoto.
La malattia ti sta consumando e divorando il tempo e lo spazio per cui ti annulli in un limbo in cui io non ho accesso. Lotto per comprenderti ma poi mi arrabbio per la mia incapacità e la mia arrendevolezza. Come faccio a guardarti? Io ti ricordo come la donna energica che mi ha soggiogato per una vita e ora sei un ammasso di ossa mal rimpolpato che mi guarda con la bocca semiaperta, demente, l’occhio spento e non mi riconosce. Ma mi hai mai riconosciuta? Mi hai mai detto di volermi bene? Tutto è sottinteso ma è una lingua che non comprendo e non ci sono sottotitoli per chiarirmi il significato. Non te ne voglio, mia nonna era con te come tu sei stata con me. Poco espansiva, sempre arrabbiata, nulla ti andava bene di quello che facevo. La nonna invece stranamente riversava su di me l’affetto che non ti ha mai prodigato. Che strani rapporti creiamo! Anche lei non ha avuto pietà di te. Non ti ha mai perdonato di essere viva, mentre il suo diletto figlio, tuo fratello, è morto.

Metto la lettera con altre che non ti ho mai spedito nel cassetto della mia scrivania. A te non servono ormai più e a me serve per sentirmi meno in colpa e meno sola.

Sappiti amata Giorgia