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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Giorgia, giorno 33


Totentanz



Caro Quaderno Giallo,

Ho riletto i miei deliri e mi sembra che tutto questo sia accaduto in un anno, non in soli 33 giorni. Gesù si ritirò nel deserto per sconfiggere i suoi demoni per 40 giorni. E morì a 33 anni. Mosè attraversò il deserto per 40 anni per condurre il suo popolo in una nuova terra. E trascorse 40 giorni sul Monte Sinai per ricevere le tavole della legge. Noè affrontò il diluvio per 40 giorni su un’arca in balia dei flutti. E la quarantena era un isolamento previsto per 40 giorni durante la peste per le navi e i loro equipaggi al fine di limitare un possibile contagio.

Io sono sopravvissuta ai miei 33 anni, ma non sono ancora fuori dal mio deserto. Invece di comodi sandali ho messo delle scarpe con il tacco a spillo. Che arrancano. Non sono ancora fuori dalla mia quarantena. Fuori dai miei 40 anni e dalla menopausa, almeno. Non voglio paragonarmi a un profeta nel deserto, ma anche i profeti erano uomini e donne. E ci hanno mostrato il loro cammino.
Ma noi non possiamo ripercorrere il cammino di qualcun altro, se non percorriamo il nostro cammino restiamo spettatori immobili delle vite altrui. Possiamo lasciarci suggerire l’attrezzatura, la tecnica, la meta da chi ha già fatto questa esperienza, ma se non compiamo il primo passo non andremo da nessuna parte. Io mi sento così. Grandi spazi intorno a me che non ho visitato. Indecisa se andare di lì, o forse meglio di là, magari su, o giù...


Il più grande spazio da scandagliare è però quello che sta dentro di me. È lì il grande viaggio. Così mi sono tolta i tacchi e ho messo le pantofole. Attraverso il silenzio, la solitudine forzata, l’immobilità ho percepito il mio corpo e con lui ho esplorato la mia anima. Ho a disposizione una macchina magica che mi porta in giro, mi permette di pensare, trovare soluzioni ma non la conosco. Hanno dimenticato di darmi il libretto delle istruzioni. Una macchina accidentata, ricevuta nuova di zecca, usata e abusata che contiene la scintilla della vita. E non ne sono cosciente. La trascino, la sbatto in giro, la mortifico e non la glorifico. Come posso essere felice se mi riempio di infelicità? Attraverso un quaderno giallo ho potuto dire la mia verità che non è di nessun altro e scendere nei miei abissi. Sola, davanti a me stessa non ho più potuto cercare fuori il mio nemico, accorgendomi che sono io la principale nemica di me stessa.


Il mio confinamento e quello di mia madre, con cui ho dovuto interrompere la relazione, mi hanno permesso di scendere come Lazzaro nella tomba delle memorie. Mentre morivo riesumando il dolore affrontavo un’asfissia delle mie cellule, mettevo a nudo le ferite purulenti, incidevo più a fondo la cancrena provocando spasmi e congelando il respiro. Il sepolcro mi inghiottiva e nel buio la mia voce veniva inghiottita dalle viscere della terra. Le urla erano vetri frantumati al rallentatore che penetravano nella mia carne dilaniandola e mute stavano in attesa che il suono le percuotesse. La mia immagine caduta a pezzi si rifletteva in infinite schegge infrante che mi fissavano interrogative.


Avvolta nel nero sudario venivo calata nella fossa, l’apnea per riconoscere ciò che è sempre stato presente, mai passato da rimpiangere, mai futuro da desiderare. La coscienza dell’attimo da vivificare in cui tutto si condensa tutto esiste tutto si crea e si distrugge...


Totentanz! Mentre ciò accadeva sulla mia tomba danzavano i morti.

Danza la Morte immobile appagata attraverso gli scheletri dei suoi morti, i cui fili invisibili tiene fra le sue falangi ossute. Piomba la falce a recidere e spolpare la vita effimera e balla liberata l’ossatura nuda creando ritmi di xilofoni umani. Le mascelle sguaiate ridono al vuoto benefico e teschi sfrecciano con orbite vacue che finalmente vedono. La danza percuote la terra e il suono arriva fino a me sepolta nell'oblio. Ma i morti non toccano il terreno eppure producono suono. Li vedo danzare immobili e immobili danzare.

danza nonna Adelina con movenze ipnotiche   danza nonno Dario con le costole fluttuanti danza Demuth attorniata dalle sue lacrime di perle   danza la sua amica ossessionata dalle cifre del tempo   danza il mio feto risucchiato nell'etere   danza Gustavo con i suoi scarni piedi da balera come nacchere   danza mio padre Carlo avvolto da una nebbia di fumo   danza sua madre Marta odorando la primavera attraverso un naso vacuo   danza il padre sconosciuto di mio padre irriconoscibile fra le migliaia di scheletri   danzano i bisnonni danzano i trisnonni   danzano gli avi   danza l'intera umanità

Danzano ridendo divertendosi ammiccando gioendo percuotendosi producendo un suono che sa di silenzio che sa di vibrazioni che sa di infinito. Danzano con le loro ossa che sbattono criccano si disfano di colpo, producono tuoni abbattendosi al suolo, si ricompongono con sinistre risate, eseguono l’esorcismo eseguono il rito eseguono il sacrificio in mio onore. Come Lazzaro da domani mi aspettano 4 giorni nel sepolcro buio della mia anima, quattro giorni di decomposizione per poi risorgere, danzate danzate danzate...



🎧 Ascolta Totentanz di Giorgia: