🎧Ascolta Giorgia:
Hanno chiuso il crematorio. Nel senso che non si possono più fare funzioni. I funerali si fanno solo in forma molto privata. Al momento il servizio di cremazione viene ancora garantito. Ma fra poco i forni saranno talmente occupati nel bruciare cadaveri che, come in Italia, si dovranno portare altrove.
Così chi muore verrà chiuso in una bara per ovviare all'inconveniente. O magari messo da qualche parte, o perché no, buttato in una fossa comune come è successo durante la peste. Perché di peste si tratta. Troppi cadaveri possono far scoppiare anche altre epidemie. Io non voglio essere chiusa in una bara. Non ho mai sopportato l'idea di essere serrata fra quattro assi inchiodate ed essere calata nella profondità di un buco. E sentire su di me tonnellate di terra gettate a spegnere la luce del sole. Mi manca il fiato. Data in pasto agli insetti. Alle formiche, agli scarafaggi, alle scolopendre. Decompormi a rilento, puzzare di carne fradicia e marcia.
Voglio essere bruciata. Voglio essere sicura di morire anche se sono già morta. Risvegliarmi in una fossa all'improvviso senza poter vedere. Senza sentire. Non potere uscire. Non potere urlare. Non potere...
E poi a chi posso dire come voglio essere vestita? Perché io ce l’ho il vestito per il mio rito funerario. Pronto. C’è l’ho da anni. Nuovo. Mai usato. Cambiato di posto da armadio in armadio. Avvolto in sostanze antitarmiche. Ma nessuno oserà vestirmi così perché non è nella prassi, non è la tradizione, non è costume un costume del genere. Una morta veste di nero, di scuro. Non può essere vestita di bianco. Una morta in abito da sposa! Che diamine. Blasfema. Verrei nuovamente giudicata, derisa, disprezzata.
E lassù nel cielo sentirei nuovamente mancarmi il fiato.
Così chi muore verrà chiuso in una bara per ovviare all'inconveniente. O magari messo da qualche parte, o perché no, buttato in una fossa comune come è successo durante la peste. Perché di peste si tratta. Troppi cadaveri possono far scoppiare anche altre epidemie. Io non voglio essere chiusa in una bara. Non ho mai sopportato l'idea di essere serrata fra quattro assi inchiodate ed essere calata nella profondità di un buco. E sentire su di me tonnellate di terra gettate a spegnere la luce del sole. Mi manca il fiato. Data in pasto agli insetti. Alle formiche, agli scarafaggi, alle scolopendre. Decompormi a rilento, puzzare di carne fradicia e marcia.
Voglio essere bruciata. Voglio essere sicura di morire anche se sono già morta. Risvegliarmi in una fossa all'improvviso senza poter vedere. Senza sentire. Non potere uscire. Non potere urlare. Non potere...
E poi a chi posso dire come voglio essere vestita? Perché io ce l’ho il vestito per il mio rito funerario. Pronto. C’è l’ho da anni. Nuovo. Mai usato. Cambiato di posto da armadio in armadio. Avvolto in sostanze antitarmiche. Ma nessuno oserà vestirmi così perché non è nella prassi, non è la tradizione, non è costume un costume del genere. Una morta veste di nero, di scuro. Non può essere vestita di bianco. Una morta in abito da sposa! Che diamine. Blasfema. Verrei nuovamente giudicata, derisa, disprezzata.
E lassù nel cielo sentirei nuovamente mancarmi il fiato.