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Mark

︎Totentanz
la quarantena

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Mark

Giorgia, giorno 40


Gran finale



Caro Quaderno Giallo,

Ci sono molte cose che dovrò cambiare nella mia vita. Adesso e quando arriverà il momento della ripresa.


Tutto sarà diverso perché nulla sarà più uguale. Il mondo sarà sotto sopra e io avrò delle nuove visioni. Avrò uno sguardo più benevolo sul mondo perché se ho avuto così paura di essere giudicata è perché io giudico per prima in modo tagliente gli altri. Il passato sarà passato e il futuro non ci sarà ancora. E mi godo il presente. Ed è un giubilo. È la vita in fase ascensionale piena di bellezza e gioia. È alzarsi con il sorriso e coricarsi con il riso. È pienezza.

Focus

Voglio potermi guardare allo specchio e piacermi. I miei capelli grigi non sono poi così brutti, hanno delle nuances bianche che illuminano il volto. Questa pausa forzata ha imbellito il mio viso. Le rughe sono più distese e la pelle più trasparente. Ma la cosa che più mi colpisce è lo sguardo turchese limpido e purificato. Il travaglio compiuto gli ha conferito una luce abbagliante, sono occhi che vedono, aperti sul mondo, pronti a lasciarsi sorprendere dagli eventi.


Ho scritto una lettera a mia madre, una lettera che questa volta le spedirò. In cui le chiedo perdono per essere stata tanto distante in questi anni e per non averla compresa fino in fondo. Parlandole di me a cuore aperto. Assicurandole che ci sono e sarò al suo fianco anche quando la sua memoria mi dimenticherà.


È lì sulla mia scrivania. Chiusa e indirizzata. L’ho affrancata con un grande vecchio francobollo che mi piaceva di Meret Oppenheim, una lettera prioritaire in modo che le possa arrivare già domani. Appoggio la mia stilografica elegante, dono di mio padre, sul quaderno giallo. Mi ha aiutato e spremuto ricordi, rancori, paure, soprusi, in questi 40 giorni di quarantena, bloccata sulla mia isola degli appestati a lasciar colare il tempo sporcato, infuocato e purificato per essere pronta al risveglio. E con la penna forse mi ha accompagnato anche mio padre.


Gli incubi sono terminati. Non totalmente estinti, si estingueranno con la mia dipartita. Ora sono pronta per il viaggio. Se dovessi ammalarmi di Covid-19 mi arrenderei al fato senza remore. Ho risolto forse un grande quesito...

Mors

Osservo il calendario perpetuo di Demuth. Quella data ossessiva mi fissa. Lo prendo fra le mani. Mia nonna aveva messo un feltro sul fondo che ormai si sta staccando. Tolgo il feltro e sento alcune striature. Accendo la lampada e prendo gli occhiali. Vedo che sono stati incisi a mano due nomi, forse con un chiodo o delle forbici. Demuth e Brigitta. Il nome di un luogo, Langeneichstätt. Sono ormai passati 75 anni dall'arrivo degli americani in Germania alla fine della seconda guerra mondiale. Proprio quest'anno se ne celebra l'avvenimento. Festeggiamo il giubileo! È ora di girare pagina anche per voi. Vi voglio riscattare da quello stallo temporale. Afferro il calendario e inizio a girare le caselle. Quel Friday 13 April scompare per lasciare il posto alla data odierna, domenica 10 maggio. Siate libere e in pace!

Sunday 10 May

Solo ora mi rendo conto che oggi è la festa della mamma.

Esco, i passi mi portano alla buca delle lettere dietro all’Università. La bocca gialla si tira in un sorriso forzato e addenta il mio papiro. Prima che lo inghiotta lo sfilo dalle sue fauci. Raggiungo la casa per anziani. Consegno a mano la lettera e chiedo se sia possibile far affacciare mia madre al balcone della sua stanza. Mi batte il cuore come se fossi al mio primo appuntamento. Di fatto è il mio primo appuntamento. Sento lontano nella mia testa un vagito. Mi appare. Dal secondo piano. Titubante si avvicina alla balaustra. Dalla strada agito le braccia. Mi sembra che sorrida. Rimango immobile. Ci fissiamo. Per un lungo attimo sospeso fra le pieghe del tempo. Sento sul mio capo una tenue carezza.


Gran Finale